“Approfitto di questa occasione per ringraziare un grande collega presente in sala, Costa-Gavras, produttore del mio primo film”.
Con questo omaggio al regista greco, inizia la master class con Jean-Jacques Annaud, regista francese di Il nome della rosa e Sette anni in Tibet, moderata dal critico cinematografico Michel Ciment.
Davanti a un Teatro Petruzzelli gremito, Annaud ha ricordato il suo primo approccio con il 3D, una tecnologia di cui si è servito per realizzare i suoi film: “conobbi il 3D per la prima volta nel ’93 a Toronto, ammirandone l’ottima qualità. Ho pensato così che si potesse realizzare una storia in 3D, ma era difficile in quanto le sale non erano ancora equipaggiate”. Per il film in questione, Le ali del coraggio, la Columbia Pictures decise di costruire la prima sala in 3D.
Il regista de Il nome della rosa continua a disquisire di questa tecnica che “richiede un’estetica di tipo diversa”. “Come i pittori – spiega Annaud – noi cineasti lavoriamo in una cornice. Con il 3D diventiamo scultori in quanto nell’immagine c’è molta più intimità con lo spettatore”.
Annaud racconta del suo ultimo lavoro, L’ultimo lupo realizzato in 3D e in programmazione al Bifest questa sera nell’anteprima internazionale al Teatro Petruzzelli: “Con questo film ho cercato di creare un equilibrio tra protagonisti e animali. Dal punto di vista sensoriale – continua Annaud – ho reso la pellicola piacevole per lo spettatore, creando un sentimento di condivisione grazie anche ad un uso molto soft del 3D”.
Ciment sottolinea il “gusto del viaggio” presente nei film di Annaud, insieme alla continua “sete di erranza”. A tal proposito il regista francese afferma: “Amo scoprire epoche diverse, andare incontro ad altre civiltà, andando oltre i confini della Senna”.
“Mi sento ancora un bambino – prosegue Annaud – per me il cinema è un gioco meraviglioso di creazione, un po’ come da piccolo con i Lego. Nel mio intimo continuo ad avere l’entusiasmo di quando, da bambino, ricevevo un gioco”.
Il regista de L’ultimo lupo, afferma: “Adoro Ettore Scola. Ho sognato di diventare qualcuno per rendere omaggio a quest’uomo”. “Sono fiero di essere qui a Bari insieme a tre registi che hanno segnato la mia vita: Alan Parker del quale ammiro il suo gusto artistico e la capacità di dirigere gli attori; Costa-Gavras che, con il suo lavoro, mi ha abbagliato follemente; ed Ettore Scola, un punto di riferimento per il cinema internazionale”.
Il critico Ciment chiede come mai in molti film di Annaud siano presenti gli animali. A tal proposito, il regista afferma: “cerco di ritrovare negli animali il comportamento dell’uomo. Noi – continua il regista – siamo totalmente animali, ma ci distingue il dialogo. Dobbiamo tenere conto delle nostre pulsioni, addomesticare il selvaggio che è in noi”. Ne L’ultimo lupo Annaud ha cercato “il fascino esercitato dallo sguardo dell’animale”, in quanto “i lupi comunicano attraverso espressioni oculari sottili, proprio come fa l’uomo”.
Per quanto concerne il rapporto con gli attori, Annaud afferma che “occorre adattarsi all’attore che si ha davanti”. Il regista francese avvalora questa tesi ricordando Sean Connery con il quale ha lavorato sul set de Il nome della rosa: “Con Sean ho dovuto essere millimetrico”. Di Jude Law, invece, conosciuto sul set de Il nemico alle porte, Annaud ricorda: “Jude è della scuola inglese, lavora sul filo del rasoio e non è possibile apportare cambiamenti sul testo della sceneggiatura”.
Giovanni Boccuzzi