Tutti in piedi al teatro Petruzzelli di Bari per applaudire Andrea Camilleri, super-ospite nell’ultima lezione di cinema (condotta dal critico Enrico Magrelli) in programma nel Bif&st 2014. A dividere la scena con l’autore di Montalbano, c’è Pierfrancesco Diliberto in arte Pif, vincitore del festival con il suo film La mafia uccide solo d’estate nella categoria di Miglior opera prima.
La masterclass, seguita alla proiezione di A ciascuno il suo, film di Elio Petri tratto da un romanzo di Leonardo Sciascia, inizia con un ricordo di Gian Maria Volontè (protagonista del film) da parte del maestro Andrea Camilleri. «Lavorai con Volontè in radio su una riduzione de I vecchi e i giovani di Luigi Pirandello. Gian Maria era straordinario, aveva una capacità vocale pari alla sua presenza scenica. Riusciva – continua Andrea Camilleri – ad adeguare la propria voce al personaggio. Eravamo legati non da un’ideologia comune ma da una simpatia reciproca e profonda».
Pif che non perde tempo nel lesinare battute, afferma subito: «Sarebbe bello per me poter dire: quando ho lavorato con Volontè…».
La conversazione si sposta su Leonardo Sciascia con cui il maestro Andrea Camilleri, durante la sua attività di funzionario Rai, ha collaborato per scrivere uno sceneggiato in cui si trattava del primo delitto che legava insieme mafia, banche e politica. «Eravamo obbligati all’amicizia in quanto avevamo tanti punti in comune, in particolare entrambi eravamo nati sotto il segno di Pirandello, ma litigavamo molto. Oggi – continua Andrea Camilleri – a 88 anni, quando mi sento le batterie scariche, leggo Sciascia e mi sento ricaricato. È diventato il mio elettrauto».
Ammirando i ricordi dell’autore di Montalbano, Pif afferma: «La mia infanzia non è stata così interessante: sono arrivato troppo tardi, quando il divertimento era già finito o forse la mia generazione è più arida». A questa osservazione, Andrea Camilleri risponde: «Ognuno vive nel proprio tempo. Il mondo cambia, cambiano i rapporti umani e cambiano le valutazioni a cui prestiamo attenzione».
Andrea Camilleri ritorna poi su Leonardo Sciascia: «Aveva una lucidità luciferina e una scrittura nitida e affilata come un bisturi. Quando decise di entrare in politica – ricorda il Maestro – glielo sconsigliai: io ero comunista e Sciascia non amava i comunisti, così litigammo».
«Con chi ho litigato io? – si chiede Pif ironicamente – con il concessionario di auto?».
A questo punto, Andrea Camilleri riporta il dibattito sul tema letterario: «Il Gattopardo è un romanzo scritto per i piemontesi: la nobiltà siciliana era migliore di come è rappresentata da Giuseppe Tomasi di Lampedusa. Da quest’opera infatti – continua l’autore di Montalbano – si ha un’idea astorica della Sicilia».
Pif pone un’interessante questione, affrontata anche nel suo film: «È il caso di unire sempre la Sicilia con la mafia?» Il giovane regista si risponde: «È brutto ma è peggio far finta di non parlarne». Per Andrea Camilleri «se la mafia c’è e la gente non è stata ammazzata da fulmini celesti ma da bombe o kalashnikov, è necessario parlarne. Ma come? – si chiede il Maestro – è questo il problema».
Si passa poi alle domande del pubblico. Andrea Camilleri interrogato su quale fosse l’essenza della letteratura, risponde: «Per me è comunicare cosa ho dentro al più vasto pubblico possibile».
«Da ex funzionario Rai, cosa pensa dei reality e dei format d’importazione?» chiede una persona del pubblico. A questa domanda, Andrea Camilleri risponde ironicamente con un’altra domanda: «Ho la vista ridotta a nulla, vuole che la sprechi guardando i reality?».
L’incontro si conclude con Felice Laudadio che, in tema con le questioni politiche affrontate, annuncia la notizia dell’avvenuta cattura di Dell’Utri a Beirut e anticipa le motivazioni del conferimento del Premio Fellini per l’eccellenza artistica al maestro Andrea Camilleri.
Giovanni Boccuzzi
Foto di Francesco Guida