Beppe Grillo torna ad attaccare i giornalisti dal pagine del suo seguitissimo blog. ‘”Il Parlamento è il luogo più sacro, di una sacralità profana, della Repubblica Italiana, ma è sconsacrato ogni secondo, ogni minuto, frequentato impunemente, spesso senza segni di riconoscimento, da folle di gossipari e pennivendoli dei quotidiani alla ricerca della parola sbagliata, del titolo scandalistico, del sussurro captato dietro a una porta chiusa. Qualche deputato li scambia talvolta per colleghi e parla, parla per ritrovare sul giornale quella che credeva una conversazione privata. Mercanti di parole rubate”.
E’ caustico come sempre Grillo nei confronti di chi invece rende un servizio importante alla democrazia e alla libertà. Sbaglia Grillo quando generalizza e condanna senza mezzi termini e possibilità di redenzione un’intera categoria senza la quale la nostra società sarebbe meno libera e la democrazia in serio pericolo.
Certo non mancano le eccezioni, questo è vero, ma per difendersi dai “gossippari e pennivendoli” l’unica vera arma resta ancora la parola, libera, limpida e cristallina.
Le sue parole, invece, sono violente, inutilmente feroci. Grillo manifesta timore e fragilità politica quando si esprime in questi termini: ““Taci, il giornalista ti ascolta! Si nascondono ovunque. L’unica difesa è il silenzio, il linguaggio dei segni. I giornalisti non possono infestare Camera e Senato e muoversi a loro piacimento”.
Grillo deve imparare a dialogare, pur sapendo che nel dibattito non sempre può aver ragione. Il confronto libero, schietto e anche deciso, è garanzia di libertà, tutto il resto è finzione, voglia di persuasione, proselitismo.
Grillo mi sta simpatico e a mio giudizio sarebbe molto più efficace se imparasse a dare ragione, nel confronto con chi ha opinioni diverse, delle sue intuizioni e convinzioni politiche.
Caro Beppe, piuttosto che imbavagliare, io cambierei il tuo slogan in: “Parlate (più che potete)! Il giornalista vi ascolta”.
Antonio Curci – curci@radiomadeinitaly.it