“A nome della mia generazione, ringrazio Costa-Gavras perché ci siamo formati con il suo cinema. Ci siamo indignati con i suoi film. Ci siamo mobilitati grazie ai suoi film”.
Così Felice Laudadio, direttore artistico e ideatore del Bifest, ha introdotto la master class al Teatro Petruzzelli con il regista greco Costa-Gavras, intervistato dal critico francese Michel Ciment.
Il regista greco ricorda Francesco Rosi: “E’ stato un amico e un grande regista. I suoi film come Le mani sulla città, Il caso Mattei e Salvatore Giuliano, mi hanno ispirato, insieme ad altri registi italiani come Ettore Scola, Federico Fellini e Michelangelo Antonioni”.
“Nei miei film ho cercato di vedere come il potere influenzi l’uomo” dichiara Costa-Gavras, e aggiunge che ogni suo film è il “riflesso dell’attualità”.
“Franco Solinas (sceneggiatore de L’amerikano, ndr) aveva una visione formidabile del mondo, ed era uno scrittore e sceneggiatore di grande qualità. Gli spiegavo – ricorda Costa-Gravas – che l’immagine nel cinema soppianta i dialoghi, e lui imparò a tagliarli”. “Con gli sceneggiatori stabilisco un rapporto di stretta amicizia, una relazione amicale che va oltre il semplice rapporto di lavoro” conclude il regista.
Costa-Gavras si concentra poi sul rapporto con gli attori: “L’attore è il collaboratore principale del regista, è colui che porta la storia al pubblico. Ho sempre voluto conoscere gli attori dei miei film, studiandone prima la filmografia, per poi concentrarmi con loro sull’approfondimento del personaggio”.
Costa-Gavras esprime anche la sua visione personale della politica che significa “rispettare gli altri e la dignità dell’uomo”. “Il potere – aggiunge il regista – deve promuovere la libertà e far sì che venga rispettata la dignità altrui in modo tale che ognuno mantenga salda la propria identità”.
“Il fine ultimo del cinema – conclude il regista di Amen – è offrire uno spettacolo, offrire dei sentimenti che devono essere trasmessi con intelligenza”.
Giovanni Boccuzzi