Un imprenditore di Molfetta, Giuseppe Rennola, 46 anni, operante nel settore dell’impiantistica, è stato ritrovato impiccato ad un albero, sito nel podere di alcuni parenti. Le ragioni dell’estremo gesto sarebbero da ricondursi alla grave situazione economica in cui versava da tempo. Nonostante pagasse regolarmente i suoi dipendenti, l’uomo avanzava diversi crediti da enti pubblici che non riusciva ad esigere. Rennola aveva provato anche a rivolgersi alle Banche per ottenere qualche risorsa, ma i prestiti non gli sono stati accordati.
Ennesima vittima della crisi o delle misure di austerity attuate dal governo, direbbe qualcuno. Il presidente del Consiglio già nei giorni scorsi si è sollevato da ogni responsabilità scaricando il barile sui governi precedenti. Prontamente è arrivata la risposta dell’ex premier Silvio Berlusconi che ha chiesto al Presidente del Consiglio di smentire pubblicamente responsabilità del governo precedente nei casi di suicidio di questi giorni.
Forse, per una volta, Silvio ha ragione. Ricercare la natura di gesti tanto estremi, quanto complessamente intimi è alquanto riduttivo e non può che essere il risultato di filoni mediatici voluti da quel sistema di “informazione” che troppo spesso cavalaca l’onda del populismo in nome della vendita o del click facile. Questo tipo di fantomatiche denunce non solo si rendono complici ma piuttosto fautori di quella che in psicologia viene chiamata la “suicidal contamination”. Lo rende noto Claudio Mencacci, dirigente del dipartimento di salute mentale dell’ospedale Fatebenefratelli di Milano. Più forte è la notizia, più è sensazionalista, più si sofferma sugli aspetti del martire e della protesta, più suscita un contagio, sia chiaro su soggetti già predisposti, ossia che soffrono già di un disturbo psichico. Tale disturbo provoca il venir meno delle capacità cognitive che normalmente conducono l’essere umano a trovare soluzioni alternative alla morte e il senso di emulazione in questi casi può essere letale.
E’ su questo che bisogna fare rumore, su quell’alternativa che seppure difficile e apparentemente lontana è concreta e quantomai sacrosanta. Questo è il dovere dei media e della società.
Laura Marchesini