La XIII edizione del Festival del Cinema Europeo, quest’anno, è stata dedicata al regista, musicista e sceneggiatore jugoslavo, naturalizzato serbo, in precedenza bosniaco, Emir Kusturica. Apprezzato e stimato cineasta, ha raggiunto il successo internazionale tra gli anni ‘80 e ‘90 dirigendo pellicole dal forte carattere surreale e grottesco, non prive di graffianti spunti satirici che gli hanno valso la conquista di numerosi premi e riconoscimenti. Nato a Sarajevo, frequenta e si laurea nel 1977 nella “FAMU Accading of performing Arts di Praga”. Il debutto, nel 1981, nel mondo del cinema avviene col film “Ti ricordi Dolly Bell?” che vince il Leone d’oro al Festival di Venezia nello stesso anno. Con altri suoi capolavori, otterrà la Palma d’Oro a Cannes , cinque premi in patria. Debutterà anche in America con “Arizona Dream” (1993) nel quale recita, fra gli altri, anche Jhonny Depp. Ma il suo capolavoro, considerato uno dei migliori film del XX secolo, vincitore della Palma d’Oro a Cannes nel 1995 è “Underground”, sogno di un incubo durato 40 anni, di un paese che forse non è mai esistito, dilaniato, massacrato e cancellato dalla guerra.
Cantore delle lacerazioni e della passionalità della cultura balcanica, Kusturica col suo cinema ha attraversato la tradizione, la tragedia e la ricostruzione della sua terra, passando dalla Jugoslavia di Tito, agli anni del conflitto serbo-bosniaco, a quelli del dopoguerra. I film di Kusturica sono uno spaccato sulla ferita ancora aperta dei Balcani, che pulsa dolore al ritmo di musiche travolgenti, scene luminose e personaggi, a loro modo, divertenti.
Ieri, Emir Kusturica era a Lecce per incontrare, con il presidente della regione Puglia, Nichi Vendola, il numerosissimo pubblico accorso da ogni zona d’Italia per poter conoscere meglio questo straordinario personaggio balcanico. L’incontro tra i due è stata la nota di spicco della quarta giornata del Festival.
Il regista serbo è arrivato alla conferenza stampa nel pomeriggio, alle ore 17.00 al castello Carlo V di Lecce per incontrare i giornalisti. Felpa e capelli lunghi, Kusturica è un personaggio travolgente, sottile, ironico e molto riflessivo. Durante la conferenza ha parlato dei suoi lavori, dei suoi progetti quasi ultimati e di quelli che purtroppo ha dovuto archiviare per mancanza di fondi. Ha parlato della sua Sarajevo, della situazione attuale dei balcani e di come i nostri “vicini di casa” dai Balcani, durante la guerra, negli anni ’80 guardassero all’Italia come il “grande Occidente”, un paese meraviglioso in cui la vita era più facile.
In tutti i suoi film, Kusturica si prefigge l’obiettivo di ridare una voce, di puntare finalmente i riflettori, su un’area, quella dei Balcani appunto, che per molti anni non ha avuto rilevanza politica o sociale. Le guerre jugoslave e le loro conseguenze, poco conosciute ancora oggi, sono al centro, non solo dei suoi film, ma anche delle riflessioni di Emir Kusturica che vanta una formazione cosmopolita, fortemente europea, con piccole sfumature americane poco accentuate. L’America e in particolare il cinema americano, Kusturica, proprio non li sopporta e cerca di distanziarsene al massimo.
Con il cinema europeo, invece, ha un bellissimo rapporto di gratitudine e ispirazione: ha amato moltissimo il maestro Federico Fellini. Graffianti anche le critiche ai produttori occidentali che ostacolano, ancora oggi, i suoi lavori per mancanza di fondi, di tempo o chissà di marketing.
Altra guerra personale del regista serbo è proprio quella avanzata contro il “marketing”, nuovo, terribile nemico, che marcia e ci assalta silenziosamente senza spargere sangue e senza massacrare innocenti. Amara, ma purtroppo attuale e reale, la riflessione sulle nuove passioni che animano i giovani del XXI secolo. “Un tempo- afferma Emir con la sua profonda voce e il suo tono tanto crucciato, quanto ironico -i giovani della mia generazione facevano la fila per riuscire ad entrare in possesso dell’ultimo LP dei Rolling Stones o di Bruce Springsteen, avevano fame di arte, di autori, di messaggi. Oggi vedo i giovani in fila per ottenere l’ultimo I-phone 4, e questo mi rattrista molto”.
Il modo semplice, schietto, profondo ed al contempo divertente con cui Kusturica parla, ipnotizza gli astanti durante la conferenza stampa e provoca un boato di applausi, invece, la sera ore 20.00, auditorium Multisala Massimo.
Un personaggio che non si incontra tutti i giorni, certamente. Una realtà con la quale ci si confronta solo se la si cerca, la si studia, la si osserva.
In omaggio al grande regista, oltre la proiezione di tutti i suoi film, il Festival ha allestito nel castello Carlo V, adiacente al cinema, una mostra per immagini di fotogrammi dei film di Kusturica.
In saluto, un sorriso dai Balcani.
Chiara De Gennaro