Era da un po’ che non si parlava più di lui, non so se per rispetto di un grande personaggio alla fine di un lungo percorso di vita, oppure non se ne faceva cenno o riferimento alcuno per non sentirsi piccoli di fronte a lui, genio della politica, autoironico, protagonista di primo piano per i circa settanta anni della prima repubblica, depositario dei grandi segreti di Stato, dei retroscena della politica, e dei suoi rapporti con gli altri protagonisti della storia d’Italia.
Giulio Andreotti, soprannominato il divo, era nato a Roma il 14 gennaio del 1919 ed a 29 diventò sottosegretario di Stato, poi Ministro e in più occasioni, Presidente del Consiglio dei Ministri per ben sette volte. La mia famiglia, mia madre in particolare aveva una grande stima per questo grande personaggio e nel corso del mio mandato parlamentare ho voluto sciogliere nei suoi confronti un debito di riconoscenza per aver fatto tornare dal confino politico a Roseto Valfortore, mio padre, indebitamente punito in omaggio alle vendette politiche post belliche.
Ho incontrato il senatore Giulio Andreotti quasi tutte le settimane a Palazzo Madama, ed ogni volta provavo soggezione nel salutarlo e qualche volta ho avuto il grande piacere di parlargli e di strappargli qualche commento su quello che gli stava accadendo e sulle accuse mossegli nel corso del processo a Totò Riina.
Una lunga carriera politica, costellata di tempeste giudiziarie che ha sempre affrontato nel massimo rispetto di una Magistratura che sicuramente non lo ha mai amato, ma che ha sempre rispettato con grande serenità d’animo.
Chissà quanta gente vorrebbe ficcare il naso nel grande armadio della prima repubblica, come viene definito il suo archivio blindato di seicento metri quadri presso l’Istituto Don Sturzo e quanti magari hanno temuto che un giorno Giulio Andreotti avrebbe potuto raccontare le sue verità anche sull’uccisione di Aldo Moro, e non solo.
Sono dispiaciuto per la sua morte e ricorderò per sempre alcune sue battute autoironiche sui processi a suo carico dai quali è stato sempre assolto ed avrò sempre un posto per lui nella mia memoria personale per alcune sue esternazioni e soprattutto non scorderò quello che ha fatto per mia madre e per la mia famiglia, grazie Presidente!
Lucio Marengo