Nonostante la crisi le donne italiane restano delle inguaribili romantiche. I cambiamenti avvenuti in questi ultimi decenni, l’autonomia economica ed emotiva, il desiderio di carriera e di affermazione personale, la “singletudine” vissuta come una condizione di libertà e non come una disfatta, non turbano il nostro orgoglio dei sentimenti: continuiamo ad amare il romanticismo tout court. E anche se il romanticismo moderno è stato rivisto e corretto persino nelle favole, dalla combattiva Rapuntzel alla agguerrita Biancaneve di Tarsem Singh, preferiamo ancora una lunga telefonata a un appuntamento al buio, una cenetta a lume di candela o un compagno che apra la portiera dell’auto con gesto cortese. Tra sondaggi e indagini è emerso che il nucleo essenziale della favola resta immutato, con il protagonista maschile nella parte del principe azzurro.
Ormai fuori moda il macho decisionista e prepotente, piace l’uomo dolce e premuroso e sentirsi dire “mi piaci così come sei” straccia “voglio un figlio da te”. Questo dimostra che una sana ricerca di auto gratificazione o magari un insano narcisismo, stanno arginando in maniera diversa il campo affettivo. E forse con un quid di pessimismo aggiuntivo si potrebbe dire che col futuro sempre più nebuloso, pensare a una famiglia parrebbe un atto di incoscienza piuttosto che un progetto romantico. I fiori infine contano più dei gioielli, meglio una vacanza in un posto meraviglioso, un uomo che ti dedichi il suo tempo e ti chiami tutte le sere, perché, fatta eccezione per le olgettine o le cacciatrici di patrimoni, le donne romantiche si conquistano così, non col conto in banca.
Ilaria Delvino