Atene, Settembre 2013; Ha fatto il giro del mondo l’immagine che abbiamo allegato in anteprima. Una negoziante che, infastidita da una piccola Rom che suona la fisarmonica nei pressi del suo negozio in zona Acropoli, la prende letteralmente a calci per scacciarla.
Vale la pena approfondire brevemente la crisi Greca – relegata dalla stampa anche Italiana se non ad un vuoto di aggiornamenti probabilmente ad una vaga cronaca (perlomeno nelle più blasonate testate) – enfatizzata spesso più in un contesto di reportage di tipo macroeconomico che di economia reale, spicciola, insomma quella legata al commercio di beni e servizi minuti, strettamente legati ai beni e servizi di carattere essenziale.
In 5 anni l’economia si è contratta del 23% e la disoccupazione è arrivata al tenebroso dato del 28% mentre, sempre dal 2008, sono raddoppiati i tentativi di suicidi mentre le nascite sono calate del 10%.
All’inizio di questo mese il governo ha varato un provvedimento che consente il commercio di prodotti oltre la data di scadenza a condizione – ovvia quanto indicativa del livello della economia minuta cui si accennava prima – che siano venduti a prezzo scontato.
Questo è il retropalco – neanche tanto nascosto – dove prolifera l’appoggio di parte della popolazione verso il movimento neonazista Alba Dorata (7% delle preferenze nelle ultime elezioni), recentemente infangatasi – per mano di uno dei suoi esponenti – della uccisione di un rapper di opposto credo politico, posto che vi possano essere movimenti di tipo uguale e contrario al fascismo (perlomeno conclamatamente).
In questo contesto di austerity, ad un dissennato andazzo dei tempi andati (solo dieci anni fa si celebravano in Grecia – con grande dispendio di risorse – le Olimpiadi) oggi segue un indiscriminato taglio della spesa per stare dietro agli obiettivi di bilancio imposti dall’Unione Europea.
Tutto ciò in termini pratici corrisponde ad un taglio di servizi e addirittura in un taglio del numero di Dipendenti Pubblici – indicatore chiaro quanto praticamente sintomatico – della incapacità gestionale dei governi Ellenici che si sono succeduti nel tempo.
I Dipendenti pubblici mandati a casa (si parla nell’ultima tranches di decine di migliaia di unità) di per sè danno pronto riscontro della corrispondente contrazione in termini di introiti e movimentazione della economia minuta, la quale già dal 2008 ha visto una contrazione considerevole.
Effetto del debito Greco nei confronti di Bruxelles (e di Berlino..), le indiscriminate privatizzazioni (a prezzi di saldo) stanno invece creando un corrispondente controflusso – evidentemente speculativo – in termini di interesse nei settori dei trasporti ed energetici.
Segnatamente, la Cina ha già acquisito il Porto del Pireo e sarebbe interessata (evidentemente per convenienza logistica) alle Ferrovie Nazionali mentre la Russia sarebbe interessata alla Compagnia Petrolifera di Bandiera e a quella di produzione e distribuzione di Energia Elettrica: prospettive queste ultime che appaiono tenebrose rispetto ai passi già intrapresi in Italia tempo fa con l’acquisto degli Asiatici del Porto di Gioia Tauro e Taranto, la trasformazione di Ferrovie dello Stato in Trenitalia e di ENI (Ente Nazionale Idrocarburi) in Società per Azioni ,nonchè con con lo spacchettamento di ENEL (Ente Nazionale Energia Elettrica) in analoga Società, salvo poi ulteriori spin off suddivisi in base allo specifico “core business” (Enel Energia, Enel Distribuzione, Terna ecc.).
Dalla macroeconomia poi si atterra (malamente) alla fatica dei sempre più sparuti negozianti di quartiere nel tenere il passo alla crisi e, conseguentemente, all’immorale devastazione della guerra tra poveri, vera esecrazione di quel principio di perequazione che pure è elemento fondante della Unione Europea.
Riflessioni amare, basate su accadimenti di cronaca il cui spessore rischia di essere sottovalutato dal Popolo Italiano – maestro nell’arte dell'”arrangiarsi” – al momento preso da una lotta quotidiana in cui forse, un Paese con la Grecia con il Debito Pubblico al 160% del PIL appare rispetto all’Italia per certi versi di lontana attinenza ma, per la cronaca quotidiana, di inquietante vicinanza.
In tutto questo, a farne le spese ancora gli ultimi: una piccola vergogna per i sorrisi imbellettati che circolano per Bruxelles, sicuramente destinata a diventare uno dei tanti esecrabili effetti collaterali – nei futuri libri di storia – dei principi attuativi della Unione Europea. Sempre che, nei futuri libri di storia, la stessa non sarà di per sè appunto solo Storia.
E, se la direzione, l’implicazione pratica, la fattiva penetrazione del sentimento di perequazione Europeo fosse quella descritta in questo ed altri articoli e magari in qualche modo riassunta dalla foto in evidenza, come dare torto al corso degli eventi eventualmente, per fato o per Divin disposizione, devianti dal sacro totem di Maastricht.
Diceva John Adams, secondo Presidente degli Stati Uniti d’America) che “ci sono due modi per conquistare e sottomettere una nazione ed il suo popolo. Uno è con la spada, l’altro è controllando il suo debito.
La speranza è che nessuno, in qualche stanza dei bottoni a Bruxelles, mai abbia a pensare di prendere in parola il defunto Politico perchè egli si riferiva, per quanto evidentemente nulla cambi in cinismo ma tutto cambi in attinenza (specie storico-temporale), alla applicazione di tale principio all’esterno della Comunità Americana, non all’inteno di uno o più suoi stati membri e/o confederati.
Non risulta al momento negli annali della cronaca, infatti, che gli Stati Uniti abbiano mai svenduto – anche in uno solo dei loro Stati Confederati – settori strategici come Porti, Ferrovie o Aziende Energetiche a Compagnie Estere (delle volte, sostengono le malelingue, sedere e camicia con i rispettivi Governi) per ripagare un debito degli stessi con Washington.
Ma l’America, si sa, per certi versi è e sarà sempre un altro pianeta.
Non a caso è il la più anziana e fiorente congregazione di Stati indipendenti ma solidali tra loro come non mai sin dal 1776.
L’Europa, in questo senso, ne ha di percorso – nei fatti già pieno di avare e campanilistiche pregiudiziali – da fare.
Roberto Loporcaro
roberto_loporcaro@virgilio.it