Le conclusioni semplicistiche di certa stampa ipotizzano che i nostri giovani meridionali siano troppo attaccati alla famiglia, alle proprie comodità, alla vita libera e magari anche alla mancanza di coraggio nell’assumersi le proprie responsabilità e mettere su famiglia. Detto questo, giusto per scrivere qualcosa di nuovo, gli estensori di certi articoli, ritengono esaurito l’argomento, senza però essere entrati a sondare le ragioni vere che inducono sette milioni di giovani a preferire la propria casa pigramente con comodità annesse. Sarebbe innanzitutto doveroso parlare delle famiglie dei tanti giovani in questione che vivono situazioni economiche a livello di sopravvivenza; che si sono sacrificati per allevare dignitosamente una famiglia, e mantenerla dalla nascita fino alla laurea nella speranza che i figli si sistemassero mettendo su famiglia e rendessero nonni felici i propri genitori. E’ la continuità della razza umana che fino ad una decina di anni fa si svolgeva in una consueta normalità mentre oggi i giovani soffrono per la tragedia della disoccupazione e quindi nella possibilità di una vita autonoma sotto l’aspetto economico soprattutto. A quale giovane, a venti anni,a trenta ed oltre,fa piacere chiedere magari i soldi per le sigarette sapendo che la propria famiglia non potrebbe e che i genitori vivono di rinunce e soffrono con loro questo stato di cose e questa drammatica crisi. Ma prescindendo dal fatto economico che è essenziale, avete mai provato a parlare con una giovane e chiederle cose ne pensi del matrimonio e di tutte le responsabilità di una famiglia?Una ragazza di ventisei anni,intervistata su questi argomenti ha testualmente riferito: quale necessità ho di sposarmi? Io lavoro e amo divertirmi, ma anche se mi sposassi immagina qual è il compito di una donna in casa, specie una donna che lavora? Fare la spesa,lavare ,stirare, cucinare, fare i servizi in casa, pulire la casa, mettere eventualmente al mondo un figlio,crescerlo, badare a lui quando sono al lavoro oppure se ci sono i potenziali nonni oberarli di questa incombeza.Insomma conclude la giovane intervistata, chi me lo fa fare? Quando avrò quarant’anni ci penserò, ma nel frattempo le libertà di cui godiamo ci consentono di essere fidanzate in tutti i sensi, di non avere responsabilità di sorta, di vivere da sole alla giornata e di fare quello che ci piace. C’è carenza di materiale umano, di bravi ragazzi e ragazze, ma le ristrettezze economiche, la mancanza di un lavoro crea tanta disperazione, altro che mammoni!
Lucio Marengo