Trenta lunghi anni per una sentenza definitiva per il risarcimento dei danni ai familiari di una persona defunta a seguito di una caduta in un autobus urbano. In questi tre decenni si sono consumati 17 anni per il primo giudizio, 10 per il secondo e tre per quello definitivo in Cassazione che rende giustizia però non ai diretti interessati ma addirittura ai pronipoti; infatti in questi anni è deceduta la moglie, i genitori, una figlia. E’ assurdo, non accade in nessun Paese del mondo che una magistratura detenga tanti di quei poteri da poter decidere delle sorti altrui senza subirne conseguenze in caso di errori o di lungaggini spropositate. Secondo i criteri determinate dalle sentenze della Corte Europea dei diritti dell’uomo, in genere la durata di un procedimento deve considerarsi non ragionevole se supera i tre anni per il primo giudizio, due anni per il secondo ed un anno per il giudizio definitivo. Ora tutte le scuse sono buone, i magistrati non sarebbero sufficienti, l’apparato burocratico dei palazzi di Giustizia è da considerarsi antidiluviano, ma c’è il sospetto che non si faccia nulla per cambiare perchè, tutti criticano, ma nessuno è disponibile a fare qualcosa perchè possa cambiare questa tragedia della Giustizia tutta italiana. Trent’anni di attesa dunque per una sentenza definitiva mal’equa riparazione la farei pagare ai magistrati responsabili di questi ritardi biblici.
Lucio Marengo