E’ acclarato che in Italia si nasce sempre meno per motivi di lavoro che non c’è, di un Paese senza speranza, di condizioni di assistenza all’infanzia precaria, in primis mancanza di asili nido. La nascita è dunque sempre un evento meno frequente, un avvenimento che muove le famiglie coinvolgendo pure i parenti più lontani. Massimo sono previsti due figli a coppia contro percentuali maggiori in altri Stati.
Dunque si deve nascere bene senza alcun rischio per mamma e bebè. La medicina e le sue discipline devono dare luogo ad un risultato che rasenti la perfezione. Dati e statistiche non contano: al minimo problema c’è lo studio legale che interviene, anche per farsi pubblicità trattando casi di malasanità. In caso di problemi per il bimbo la prima domanda che ti fa è il perchè non hai fatto il taglio cesareo. Tra noi si dice che nessun giudice ti condannerà per un taglio cesareo in più.
Poi c’è la Regione Puglia che vuole tagliare sugli eccessi e gli sprechi e quindi vuole ridurre il numero di cesarei. Pazienza che confligge con la richiesta dell’opinione pubblica che richiede di non rischiare, tanto per loro tagliare un’addome, un utero non è un intervento, è solo un’altro modo di partorire.
Tra questi due contendenti, il ginecologo non può più dire la sua, facendo parte di una categoria, quella dei medici, messa da parte dal potere decisionale anche negli ambiti prettamente scientifici. La colpa? Nostra. Abbiamo accettato facoltà di Medicina dove latitano i Maestri, con successori nominati per svariati motivi. Gli stessi primari sono nominati se sono docili , obbedienti, raccomandati, bravi forse. Le attuali ostetriche hanno alle spalle solo 200 ore di tirocinio in sala parto al contrario delle loro predecessori che vivevano in sala parto compresi i giorni festivi. La scuola, le lunghe ore di attesa non ci sono più, nessuno ha più voglia d’insegnare dinnanzi al convitato di pietra che in sala parto è presente: il giudice che condanna a prescindere. La Regione fa inutili controlli.
I medici ostetrici sperano solo che la buriana finisca e possano operare come meglio possono. La Regione taglia posti letto ed è difficile trovare posto in strutture grandi. Manda controlli da parte di colleghi in pensione. I medici sempre più ai margini iniziano a disertare le specializzazioni in ostetricia e sono silenziosi e rassegnati. In fondo sperano che tutto si aggiusti, che la cliente vada accontentata e che alla fine la buriana passerà.
Leonardo Damiani