Lo scorso anno in Italia i nuovi nati sono stati meno di 500 mila e il tasso di fecondità per donna è sceso a 1,35. Tanti giovani si dirigono all’estero e il nostro paese perde così abitanti. La popolazione complessiva è calata di ben 139 mila unità. Per invertire la tendenza occorrono politiche sociali ed economiche di sostegno. Con uno sguardo prospettico, c’è chi parla di declino demografico e addirittura di estinzione.
Il dibattito sulle cause del problema è complesso e sconcertante: ci si sofferma sugli effetti collaterali dell’immigrazione trascurando però la scaturigine sociale ed economica del fenomeno. Si ignora altresì che se chiudessimo le porte all’immigrazione avremmo un sostenuto declino della popolazione e un accelerato processo di invecchiamento, forti tensioni sui bilanci pubblici e una contrazione della produttività.
Il tasso di fecondità in Italia è storicamente basso e dai 2,7 figli per donna del 1964, in pieno boom economico, si è passati all’1,19 del 1995. Dopo una lieve ripresa tra 2009 e 2010 si è tornati a calare. Se poi si considera il tasso di natalità depurato dalle donne straniere, si scende ulteriormente. L’invecchiamento della nostra popolazione è sempre più accentuato, aggravato dalla massiccia emigrazione dei giovani italiani. Il cuore del problema diventa dunque quello di attivare politiche verso i giovani e le donne. Dare lavoro, offrire servizi, pensare incentivi fiscali ed economici per chi vorrebbe mettere al mondo dei figli o acquistare una casa: solo così è possibile restituire speranza a un’intera generazione con proiezioni di aumento della popolazione. È fondamentale investire in questo senso con politiche precise e strumenti diversi partendo con l’inserire questi problemi come urgenze nell’agenda pubblica.
Ilaria Delvino