nell’imminenza del nuovo anno scolastico sento la necessità di levarmi un peso dalla coscienza e farvi una rivelazione: dovete sapere che il vostro prof – colui che dovrebbe accompagnarvi nella scoperta e nel graduale padroneggiamento del nostro patrimonio culturale – è…un po’ ignorantello. Così ha sentenziato lo Stato italiano nella persona del commissario che ha valutato come “inadeguata” la mia prova scritta al “concorsone” a cattedra che si è svolto nei mesi scorsi. Consisteva, quella prova, in quattro quesiti relativi alle discipline da me insegnate, ai quali si doveva rispondere entro un massimo di 21 righe (per ciascun quesito). Sono stato “bocciato” senza che il mio esaminatore abbia mai potuto guardarmi in faccia, senza che alcuno abbia potuto osservare e giudicare il mio modo di lavorare in aula, dove pure opero da anni, riuscendo in qualche modo a governare le classi che mi sono affidate, e a insegnare qualcosa, e a raccogliere pure qualche soddisfazione – come mi attestano i vostri sguardi attenti (non di tutti, certo, ma di molti), l’entusiasmo (non di tutti, certo…) nelle attività laboratoriali che implemento per tenere viva la vostra motivazione allo studio, e l’apprezzamento dei vostri genitori (non di tutti, certo…).
Ebbene sì, cari Studenti miei, anche il vostro prof viene esaminato, valutato e – nel caso – “bocciato”; e, poiché si tratta comunque di un prof, a farlo è la massima autorità nel campo dell’istruzione: il Ministero.
…Peccato che quella massima autorità si sia dimostrata un po’…asinella in matematica e giurisprudenza: infatti, ha sbagliato a conteggiare i posti (le cattedre) effettivamente disponibili per i vincitori del concorso, e così si trova adesso a dover affrontare il solito “pasticcio all’italiana”, con un numero di vincitori che hanno maturato il diritto al posto di lavoro e un numero di posti che risultano al momento insufficienti; aveva, poi, dimenticato che, in virtù di una legge precedente, queste procedure concorsuali devono avere durata triennale e non biennale come dichiarato nel bando… Bizzarro, poi, che molti dei bocciati al “concorsone” non perdano il diritto a lavorare nella scuola, come nel mio caso: chi mi ha bocciato (lo Stato), mi aveva dapprima abilitato all’insegnamento (tramite Scuola di Specializzazione per l’Insegnamento nella Secondaria, costo: euro 1800 circa), consentendo di inserirmi in un percorso di reclutamento parallelo a quello del “concorsone” (le famose graduatorie permanenti). Ci sarebbe, dunque, da interrogarsi circa l’opportunità di bandire adesso, in epoca di “spending review”, una procedura di reclutamento che si sovrappone ad un’altra tuttora in essere; ma siamo in Italia: un Paese strano – e quanto è difficile e a volte imbarazzante “spiegare” questo Paese a Voi, generazioni di futuri cittadini…
Tuttavia non adempirei ai miei doveri di insegnante se concludessi questa lettera senza tentare di trarre dall’esperienza vissuta un insegnamento utile – per me e per Voi.
Nella vita bisogna saper accettare gli insuccessi, anche quando si presentano nella forma di un giudizio negativo su un aspetto fondamentale della propria dimensione esistenziale (in questo caso: la professionalità). Sono cose che certo non fanno piacere; e però bisogna trasformare insuccessi e giudizi negativi in stimoli per una riflessione critica su se stessi e in indicatori di rotta futura: cosa mi dice quella valutazione che pure mi ha fatto soffrire? In che direzione mi suggerisce di procedere se voglio continuare a crescere? Come mi relaziono ai limiti che quell’insuccesso mi ha fatto scoprire?…
Cari Studenti miei (chiunque Voi siate), fra qualche giorno ci rivedremo. Il vostro prof vi ha parlato a cuore aperto, ora sapete che da me non potete aspettarvi sfoggio di erudizione: è stato certificato come un mio limite. Spero di compensarlo con un elemento che ho sempre cercato di porre al centro della mia azione insegnativa: Voi. Voi con le vostre fragilità e le straordinarie energie, le accensioni improvvise di entusiasmo e gli improvvisi adombramenti, gli sguardi proiettati verso il futuro ora con speranza ora con ansia… Per Voi voglio rinnovare l’impegno di in-segnare, cioè aiutarvi ad entrare dentro i segni molteplici attraverso cui parla la nostra cultura, e a sapervi orientare fra quelli. Cercherò di farlo trasmettendovi il gusto della curiosità, la gioia dell’apprendere e dello scoprire quanto il mondo possa essere migliore se sapremo educarci a una convivenza accogliente e inclusiva.
Buon lavoro a tutti noi!
Vostro prof. Cretinetti
P.S.: se trovate degli errori in questo scritto, sappiate che non sono refusi di stampa: sono veri e propri errori ortografici perché – ormai è acclarato – io sono un po’ ignorantello…