SPAZIO – Lanciata la sonda Parker Solar Probe della Nasa, sarà lei la prima destinata a sfiorare il Sole arrivando a una distanza record di 6 milioni di chilometri circa. Essa studierà la parte più esterna dell’atmosfera solare (corona) e le tempeste magnetiche, col fine di arrivare a prevedere le conseguenze su Terra e missioni spaziali. La sonda è partita da Cape Canaveral alle 9:31 (ora italiana) con il razzo Delta IV Heavy, in seguito al rinvio di 24 ore dovuto a problemi tecnici riscontrati sabato mattina durante il countdown.
Grande quanto un’auto e pesante poco più di 600 chili, la sonda Parker sfreccerà nello spazio lungo tutta l’orbita fortemente ellittica e raggiungerà una velocità di oltre 600.000 chilometri orari, diventando il veicolo spaziale più veloce della storia. Per raddrizzare la traiettoria e avvicinarsi al Sole, essa userà l’attrazione gravitazionale di Venere durante 7 passaggi ravvicinati.
Il lancio “è stato molto emozionante: adesso dovremo aspettare circa 30-40 minuti per avere le prime comunicazioni, ma sembra che si sia lanciato in maniera perfetta”, spiega l’astrofisico italiano Marco Velli, che lavora al Jet Propulsion Laboratory (Jpl) della Nasa e che nelle ultime ore sta seguendo le fasi del lancio dalla base di Cape Canaveral. Egli è responsabile scientifico dello strumento HeliOPSP che “dovrà integrare i dati rilevati dagli altri quattro set di strumenti a bordo della sonda solare: il coronografo WISPR, i rivelatori di campi elettrici e magnetici FIELDS, e i due rivelatori di particelle energetiche IS@IS e SWEAP. Il loro obiettivo – spiega l’astrofisico – è quello di capire l’origine del riscaldamento e dell’accelerazione del vento solare e delle particelle energetiche associate alle tempeste magnetiche solari”. I primi dati “arriveranno a dicembre e ci daranno i risultati del primo approccio al Sole: ci aspettiamo da subito novità sulla struttura del vento solare e le origini dei vari tipi di getti supersonici, che viaggiano a velocità tra i 300 e gli 800 chilometri al secondo”. Superata la tensione del lancio, “si presenteranno rischi relativamente inferiori”, aggiunge Velli. “Dovranno essere messe in funzione le antenne radio (elettromagnetiche), che al lancio sono ripiegate dietro la sonda, e poi dovranno essere messi in funzione gli strumenti, uno ad uno: dai magnetometri ai tre sensori di plasma, ai rivelatori di particelle energetiche fino al piccolo coronografo che usa lo scudo termico come occultatore del disco del Sole”.