L’ecomostro di Villanova è stato abbattuto. Dopo trentacinque anni, la prepotenza del cemento si è dovuta arrendere davanti alla bellezza della natura. Il principio dell’uso privatistico del territorio si è inchinato davanti alla riappropriazione da parte della comunità dei cittadini di spazi destinati a tutti. E così a festeggiare la bonifica del territorio di Villanova si è presentata la società civile: studenti, istituzioni e liberi cittadini hanno festeggiato la netta affermazione di quei principi di giustizia e di legalità a cui tutti teniamo.
Proprio la gente comune deve iniziare a riprendersi il maltolto, quella natura per decenni violentata, deturpata, usata per speculazioni economiche a danno della povera gente. Un bel paesaggio è una carezza per l’anima. E’ il naturale riposo per quegli occhi stanchi di vedere continuamente aggredita questa nostra società.
Restituire ai cittadini scorci di legalità, significa tanto. E’ come restituire ossigeno a quei tessuti vitali incancreniti dal vizio e dalla logica del potere. E’ come restituire movimenti naturali a quelle articolazioni della società bloccate dalle “equilibri” di gestione della cosa pubblica, che consentono a pochi di fare affari a danni di molti.
Treantacinque anni, questo è stato il tempo necessario per abbattere l’ecomostro di Villanova. Una struttura voluta per un turismo esclusivo, che avrebbe privato i cittadini di uno dei paesaggi più belli della Puglia. Un tempo lunghissimo, che sta a dimostrare che gli sforzi e la tenacia degli “uomini di buona volontà” prima o poi vengono premiati. Non c’è scampo per chi si muove al di fuori della Legge.
E’ giunto il tempo di restituire ai legittimi proprietari le meraviglie del Creato.
Antonio Curci