E’ di questi giorni la notizia di un matematico Italiano di fama internazionale – che definire ateo è puro eufemismo – il quale in un momento di goliardia tipica di quella mentalità universitaria tristemente trascinata fino all’età del mezzo della vita, ha voluto “omaggiare” con il suo lavoro editoriale controcristiano il Pontefice emerito, forse nella speranza di convincerLo ad una conversione, per così dire, matematicamente “razional-illuministica”.
A conferma del fatto che – indipendentemente dalle ore passate sui testi o nelle aule di sperimentazione post/laurea ovvero in cattedra – l’illuminismo può lasciare zone buie dove la percezione della realtà può fermarsi ad una idea del prossimo basata sul pregiudizio, cioè non tanto sulla persona quanto sull’idea che ci si è fatti di quella persona, probabilmente il matematico (forse più preso da matrici e derivate che da pur semplice analisi del contesto di un personaggio che pure ha guidato una organizzazione di miliardi di fedeli) si sarà lasciato sfuggire la variabile poco ignota: il Cardinale Joseph Ratzinger è stato infatti per anni – su esplicità volontà del tanto amato papa Woytilia – Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede Cattolica, cioè massima Autorità in campo ecclesiale/dottrinale e cioè pio guardiano – studioso da lunga pezza – nell’ingrato compito di vagliare tutte quelle condizioni, fatti, accadimenti i quali avessero un qualcosa a che fare con una qualche azione demolitoria versus il Cattolicesimo, tanto dai franchi tiratori esterni quanto dal “fuoco amico”.
Il matematico, dunque, non ha fatto bene i conti sul suo obiettivo goliardico.
Ricordava De Crescenzo, nel noto libro/film “Così parlò Bellavista” , che “Il passato non è più, il futuro non è ancora, il presente – come spazio temporale tra due unità che non esistono – non esiste anch’esso.”
Illuminante.
Allora che cos’è il razionalismo, l’illuminismo, se non l’elogio del nulla?
Ma è nulla l’esperienza umana, la memoria, la consapevolezza del presente, la propensione al domani?
Volendo approfondire, nella sfida lanciata dagli ideatori di “Deep Blue” – cervellone informatico – il campione di scacchi Karparov nel 1996 la ebbe vinta più volte.
Questa tentata sfida, chissà perché, ricorda quelle gare, quando la razionalità, il calcolo, la macchina insomma, messa dagli eventi di fronte alla logica estrosa, alla personalità, al carisma, perse inesorabilmente il torneo.
In una brutta copia dei tempi moderni, dunque, l’avanguardia dell’estremismo razional-illuminista (o forse solo l’armata del nulla) ha preso legnate (amorevoli, ma pur sempre legnate) che nel profondo hanno voluto solo sottolineare perlomeno tre cose:
la prima è come – di fatto – l’approccio matematico, scientifico, illuministico non abbia soluzioni al male;
La seconda, il fatto che la Fede (qualunque Fede) abbia una cognizione – cioè una consapevolezza della funzione – della natura intangibile, quasi astratta, eppure fattivamente percepibile;
La terza, della Fede che guida i fedeli al Cristo tanto in quanto Figura Storica quanto in quella Apostolica.
Infine, il Papa emerito pare abbia fatto espressa menzione della libertà di Credo – o non credo – di ciascuno, pur nel rispetto dell’altrui “Cognizione”.
Concetti evidentemente poco idonei ad essere trasmigrati in una formula e dunque, senza colpa, incomprensibili per qualcuno.
Lasciamo al grande Trilussa infine, in una forma più comprensibile a tutti (per quanto straordinariamente profonda), lasciar descrivere in rima la Fede:
Quella vecchietta cieca, che incontrai
la notte che me spersi in mezzo ar bosco,
me disse: – Se la strada nun la sai,
te ciaccompagno io, ché la conosco.
Se ciai la forza de venimme appresso,
de tanto in tanto te darò ‘na voce,
fino là in fonno, dove c’è un cipresso,
fino là in cima, dove c’è la Croce…
Io risposi: – Sarà … ma trovo strano
che me possa guidà chi nun ce vede… –
La cieca allora me pijò la mano
e sospirò: – Cammina! – Era la Fede.
Roberto Loporcaro
roberto_loporcaro@virgilio.it