Le potenzialità delle stampanti 3D nel riprodurre svariati tipi di oggetti come bracciali, anelli, piccole sculture, vestiti, sono già note. La novità interessante è però che questa tecnologia si sta sviluppando anche in ambito alimentare ed esistono già dei prototipi, in grado di produrre pasta, biscotti o pizze, che presto potranno essere acquistati ed utilizzati dai consumatori.
Un esempio è la stampante Foodini che entrerà sul mercato nel corso di quest’anno, prodotta dall’azienda spagnola Natural Machines, con sede a Barcellona. La stampante in questione sembra essere capace di produrre vari alimenti come le barrette di cioccolato ma anche la pasta e i ravioli.
Al posto dell’inchiostro vengono usate delle capsule ricaricabili contenenti degli ingredienti freschi necessari a realizzare il piatto desiderato. Tuttavia la stampante non sarà in grado di cuocere i cibi ma solo di produrre cibo in qualsiasi forma. Proprio la possibilità di personalizzare il cibo, scegliendo gli ingredienti ma anche i formati voluti, renderà queste stampanti capaci di soddisfare diverse esigenze o richieste alimentari.
La tecnologia 3D usata per la produzione del cibo potrebbe anche essere un valido strumento per il problema della scarsità delle risorse alimentari e per ottenere degli alimenti ricchi di nutrienti in maniera più efficiente, riducendo i rifiuti e gli sprechi alimentari.
La ricercatrice Marin Sawa, sta lavorando al progetto “ Algaerium Bioprinter” per produrre degli integratori alimentari con una speciale stampante 3D, partendo da alghe specifiche come la chlorella, la spirulina e l’ haematococcus, usate come ingredienti per l’inchiostro. L’obiettivo è quello di sviluppare una nuova forma di agricoltura urbana, in modo che tutti, nei propri appartamenti, possano coltivare alimenti salutari e nutrienti.
Cristina De Ceglie