Da qualche mese è in commercio “L’uomo sbagliato” l’ultimo libro di Erica Arosio,nostra ospite sabato scorso in radio.
Il titolo apparentemente banale rivela in realtà una profonda verità che mette in evidenza quanto, come e perchè ci si innamori spesso proprio di chi non ci corrisponde. Il coinvolgimento che si prova per il partner in particolar modo quando ci “rifiuta” in quanto “uomo sbagliato” è paradossalmente più forte del coinvolgimento che si può nutrire mentre viviamo una storia felice.
Erica Arosio è una giornalista milanese laureata in Filosofia alla Statale di Milano, ha partecipato a varie testate, fra cui La Repubblica, Il Giorno, Cineforum, Rockerilla, Segnocinema e a trasmissioni televisive e radiofoniche.
Noi di Made in Italy, sicuri che i nostri lettori vogliano qualcosa di più di una semplice recensione l’ abbiamo intervistata per voi.
Erica, quali sono i pregi e i difetti con i quali ti ritrovi a dover convivere durante il tuo lavoro e durante la tua vita di donna?
R:<< Sono sempre stata molto organizzata, disciplinata e ordinata. E’ merito di mia madre! (è infatti una caratteristica che presto alla protagonista del romanzo). Grazie a lei, ho capito che l’autodisciplina è utile, comoda e importante. Ne sono talmente convinta che sono riuscita a trasmetterla anche ai miei due figli. Il risvolto della medaglia è la tendenza al perfezionismo, ho poca indulgenza con me stessa e col passare degli anni, anche nei confronti degli altri! Come tutte le donne, poi, lotto con la mancanza di tempo, altro che 27esima ora, come si chiama il blog femminile del Corriere della Sera!
Credo che tante di noi si ritrovano a sognare la 37esima! E forse ancora non ci basta. Appartengo alla generazione del Vogliamo tutto,sono una di quelle che si è spesa per raggiungerlo, quel tutto sebbene tante volte arrivandoci senza fiato. >>
2 Come è nata la passione per la scrittura e in particolar modo per il mondo della comunicazione?
R:<< Da ragazza, già da bambina forse. Mi piaceva scrivere, per me era facile in quanto leggere e scrivere mi permetteva di viaggiare senza spostarmi fisicamente. Poi, verso i 15 anni, ho cominciato a leggere L’espresso che ai tempi era in formato gigante, appassionandomi in particolare alla sezione spettacoli e cultura. Contemporaneamente è nato il mio amore per il cinema.
Curiosa di tutto, ho iniziato a pensare che diventare giornalista mi avrebbe permesso di stare vicina alle cose che mi piacevano, abbracciandole tutte. Così è stato. L’idea del romanzo la accarezzavo da tempo, ma solo sedimentando emozioni e storie, mie, lette, viste al cinema, raccolte in interviste e racconti di amici è scattata la voglia concreta di scrivere. >>
3 Il tuo libro prende spunto da una storia d’amore realmente vissuta o è nata dalla tua vena creativa?
R: << Quel tipo di passione, l’innamoramente spericolato e rischioso, è un sentimento che conosco ed è quello che, quando mi è stato concesso da un destino generoso, un paio di volte nella vita, mi ha dato le emozioni più belle e più forti. La febbre dunque la conosco, i luoghi che attraversano il romanzo anche, il mare e l’acqua che sono il filo conduttore della storia sono autobiografici, perché anch’io come la protagonista credo di essere fatta di Acqua e Fuoco. Il resto, la storia in sé, è tutta completamente inventata. Non sono architetetto, non ho fatto un matrimonio miliardario, non appartengo a una catena di donne d’acciaio e per fortuna nessuno degli uomini che ho avuto al fianco correva così pericolosamente sul filo sottile che separa la legalità dall’illegalità. >>
4 Se tu potessi fare il giro del mondo in dieci giorni, dove andresti?
R: << In dieci isole: la felicità perfetta per me è un’isola. In un viaggio magico farei Stromboli per l’energia del vulcano, Santorini per la bellezza, Lamu per l’esotismo, La Digue per la perfezione dell’incontro fra azzurro, blu, verde e l’oro della sabbia, la costa sud di Sri Lanka per i ricordi coloniali, Sumatra per il fascino da pirati, Bora Bora pensando a Marlon Brando, Tobago Kays per l’emozione che ti dà startene affacciata sull’abisso in un mare calmo in cui puoi nuotare con le tartarughe, Santiago de Cuba per le rocce e i creoli dagli occhi verdi. Finirei con Tristan de Cunha godendomi l’isolamento vero, circondata per miglia e miglia solo da acqua e cielo. >>
5 A quale pubblico di lettori è rivolto il tuo libro e quale messaggio hai voluto evidenziare durante la scrittura del tuo testo.
R: << A tutti. Ma credo che la lettrice ideale sia una donna che ha voglia di identificarsi – o proiettarsi – in una storia d’amore. Vorrei che uno (una) chiudesse il romanzo pensando che innamorarsi è magnifico e che non importa se a volte ci fa anche soffrire. >>
6 Credi che per trovare l’uomo giusto ci si debba necessariamente “scontrare” con l’uomo sbagliato prima?
R: << No. Ognuna di noi è diversa. Ci sono donne determinatissime che sanno cosa vogliono, ci sono le romantiche e ci sono le passionali. Ci sono donne che cercano uomini rassicuranti e donne che preferiscono quelli destabilizzanti. Credo che in amore non ci sia una certezza né un dover essere, credo che tutto possa accadere. Una cosa so: non si impara. E quando ci si innamora si hanno sempre vent’anni. Anche a 60. >>
7 Il tuo rapporto con gli uomini. Preferisci lavorare con uomini o con donne? Perchè?
R: << Con gli uomini ho un rapporto di grande cameratismo, mi viene facile lavorare con loro e esserne amica. Mi diverte il loro infantilismo e sono portata a una certa indulgenza, anche con mio figlio, sarà che spesso ne riconosco l’ingenuità e alla fin fine anche la buona fede. Lavoro con le donne. In passato ho lavorato spesso con uomini. Credo sia più una questione di carattere e persone che non di sesso. >>
8 Il tuo motto, la tua citazione o frase preferita in cui ti rispecchi.
R: << La frase più dolce di Che Guevara: “Bisogna sapersi indurire senza perdere la propria tenerezza”. Che per me significa anche: Non dimentichiamo mai di avere avuto 20 anni. >>
9 Il libro più famoso già esistente che avresti voluto scrivere tu.
R:<< L’Ulisse di Joyce. Pura sperimentazione. E le poesia di Dylan Thomas. Musica che ti contorce le budella. >>
10 Cosa suggerisci ai ragazzi che intraprendono un percorso come speaker, scrittore o giornalista?
R: << Di essere aperti, flessibili. Di leggere, guardare, parlare. Di ascoltare le storie delle persone. Niente come le storie della gente vale la pena di essere raccontato. >>
11 Progetti per il futuro?
R: << Sto scrivendo con un amico un secondo romanzo. Molto complesso, siamo già orgogliosamente a 150 pagine. Potrebbe anche essere in libreria la prossima primavera. >>
Fabia Tonazzi