E’ bastata la visione di una puntata del programma RAI “Visioni private” per fare un tuffo nell’infanzia. La brava giornalista Cinzia Tani durante la trasmissione intervistava lo scrittore Bruno Arpaia che nella sua colta dissertazione citava l’allora famosissimo (ora purtroppo sconosciuto) eroe di un cartone animato molto seguito all’epoca, il prof. Krainscap, che parlava un divertentissimo dialetto barese e ripeteva come un tormentone l’espressione “Leonard porta il carrell”, frase allora molto famosa che ahimé fu causa di numerose e antipatiche burle da parte dei miei compagni d’infanzia.
Un tuffo nel passato dicevo, che ha schiuso hai miei quasi annebbiati ricordi di bambino, l’immagine di una lontana parente di mia madre, la celebre soprano Licia Albanese, molto famosa negli USA, per lunghi anni regina del Metropolitan. Era il 1969, avevo appena 12 anni quando mi recai, per la prima volta, negli Stati Uniti con la mia famiglia e andammo a far visita proprio a questa celebre cantante. Viveva nel Quartiere Latino di New York ed era talmente popolare che la sua macchina, una limousine con autista, portava la targa personalizzata con il suo nome. Viveva in una casa principesca e fummo accolti a cena da un maggiordomo che ci condusse in un salone lussuoso. Sulla tavola apparecchiata a festa facevano bella mostra le posate d’argento con le iniziali della cantante, bicchieri di cristallo e stoviglie di prima scelta. Un lusso smisurato, un bon ton d’altri tempi che, sotto l’occhio vigile e severo di mia madre, contrariamente alle aspettative, ci introdusse alla presenza di una Licia Albannese che non ti aspetti: una donna tutt’altro che snob e molto affabile. Ci accolse con abbracci e sorrisi e voltandosi verso di me mi chiese il nome. Leonardo, risposi. E lei, divertita: “Leonard porta il carrell”. Incredibile, anche in America ero perseguitato dal tormentone del prof. Krainscap, l’eroe del cartone animato della serie Alvin, per giunta da una parente diva, talmente famosa da essere citata persino nel telefilm “Il giustiziere di New York”, dove il protagonista, suo fan accanito, spesso sentiva e canticchiava le sue romanze.
E’ bastata dunque una citazione “Leonard porta il carrell” per riaccendere i riflettori su una nostra connazionale e concittadina diventata famosissima a New York per il suo angelico stile di canto. Licia Albanese è ancora vivente e quest’anno ha compiuto i cento anni. Nacque a Torre a Mare il 22 luglio 1913 ed è tuttora presidente della The Licia Albanese-Puccini Foundation da lei fondata nel 1974 e dedicata ad assistere giovani artisti e cantanti.
Sarebbe bello, oltreché doveroso, recuperare la memoria di una donna meravigliosa e di una artista immensa paragonabile solo alla straordinaria Maria Callas.
Anche il Comune di Bari dovrebbe riallacciare i rapporti con Licia Albanese, consegnandole un premio di riconoscenza o magari le più classiche e simboliche chiavi della Città. Sarebbe un grande gesto e soprattutto un ringraziamento per aver portato sulle tavole del mitico Metropolitan di New York un pizzico della nostra baresità.
Leonardo Damiani