Alcuni parlan male della nebbia di Milano eppure, quando la si attraversa, si ha la sensazione di corteggiare una donna misteriosa, si trafigge il traffico come spada tagliente nel cuore della vita pulsante di questa città nordica ed elegante.
Nelle viuzze che costeggiano via Torino, piccoli negozietti non risentono dell’autorità tacita del triangolo della moda, a pochi passi da lì. Brillano di luce propria inventandosi chicche tutte loro.
I ragazzi che fanno volantinaggio hanno un sacro rispetto del lavoro, osservano il fluido susseguirsi di gente che corre ininterrottamente parlando con l’auricolare, in trench blu e occhiali appannati. La fretta, cadenzata dal tintinnio delle bacchette da sushi – a Milano – è quasi un’istituzione. E’ una città che sembra sempre viva, che non dorme mai. Stamattina erano le sei, io stavo lasciando la città, ho come ultima immagine il Duomo che emana una luce unica stagliandosi nel plumbeo cielo alle sue spalle. E’ sempre luminoso, come un astro, come un diamante da mille sfaccettature.
Camminando,ci si può fermare per una brioche con cioccolato fuso da Cioccolati italiani o fare un brunch da Panino giusto, con i suoi piatti light e le sue verdure grigliate accompagnate dal caprino e pane caldo.
Milano corre, che incalza, madre di etnie e di antiche migrazioni dal sud, dal centro. Milano amata dai sardi, perchè antitesi della brulla isola. Milano elegante in un vestito rosso, Milano e le sue terrazze, le sue nevrosi, i suoi schemi. La sua Madunnina. I suoi aperitivi, le sue terrazze, i suoi clochard.
Milano e i semafori rossi che non aspettano perchè è “già tardi”, Milano e i capelli rosa delle ragazze, i loro occhialini tondi, i passi sempre più lunghi delle gambe. Lo stile dandy di chi vuol tornare indietro. Milano che ti aliena, che ti possiede. Milano da cui parti per la villa al mare, per ritrovare aria non rarefatta.
Milano, dolce, austera, sfarzosa signora.
Francesca Fusaro