Il nome Quentin Tarantino alla produzione non basta per convincere gli spettatori a uscita sala. L’uomo con i pugni di ferro, costato ben 20 milioni di dollari e lunghe riprese (iniziate a Shangai nel 2011) risente dell’influenza di Tarantino, rievoca l’ultimo Django Unchained ma non trae risultati convincenti. Un cast cha annovera la presenza di Russel Crowe (Jack Knife), Lucy Liu (Madame Blossom), lo stesso RZA (che si “ritaglia” il ruolo del fabbro protagonista) e Rick Yune (lo stratega sudcoreano di Attacco al Potere) . Sono nel cast anche volti noti alle arti marziali come il wrestler David Bautista (Brass Body), Byron Mann (Silver Lion) che esordì al fianco di Jean- Claude Van Damme in Street Fighter e nel film culto Crying Freeman; Cung Le (Bronze Lion) ben tre volte campione del mondo di taekwoondo e kick boxing, esporta le arti marziali al cinema e si specializza in sanshou (un ibrido tra kung fu e sanda). L’uomo con i pugni di ferro appare più come una realizzazione egocentrica e adolescenziale del regista RZA, noto rapper che ha collezionato parecchi successi ma che non conta sul successo cinematografico. Buona la prima! E speriamo l’ultima se non riuscirà in altre prove a svolgere il modo lineare l’incipit e tutto il resto della storia che capitombola frettolosamente scopiazzando il maestro Tarantino. Ambientato in Cina in un’epoca tra il XIX sec e un periodo del tutto fantastico, tre uomini si alleano per combattere, dopo lo sterminio dei clan rivali, l’ultimo violento sopravvissuto che tormenta Jungle Village. Un breve cameo anche per Pam Grier, icona degli anni ’70 del genere blaxploitation. La mistione tra arti marziali, sparatorie, splatter, e battute sarcastiche dal gusto occidentale fanno de L’uomo con i pugni di ferro un’accozzaglia di roba che mal si presta accanto al nome di Tarantino. Ciononostante si tenga conto che è pur sempre l’esordio di un rapper come regista. A ogni modo Buona la prima!
Giuseppina Raco