Il pubblico, formato in gran parte da scolaresche, lo accoglie con un caloroso applauso. E Francesco De Gregori, ironicamente, esordisce così: «molti ragazzi non mi conoscono neanche…». Inizia così l’Incontro d’Autore, condotto da Ernesto Assante, della seconda giornata del Medimex 2013 di Bari.
Il cantautore si racconta ai presenti, ricordando i suoi inizi al Folk Studio di Roma, quando si esibiva scimmiottando De Andrè e ispirandosi a Bob Dylan, dinnanzi a un «pubblico scarso ma vero, che non superava le venti persone». Per il Conte (appellativo dato al cantante, ndr) «la canzone è un veicolo per dire qualcosa d’importante e di sincero», infatti, «la sincerità è il passaporto degli artisti per essere apprezzati».
Pur dichiarando di non essere un jukebox e di prendersi, nei concerti, la facoltà di riarrangiare le sue canzoni, il cantante romano afferma di aver stretto un patto con la gente, garantendole di tornare a casa sempre contenta. Interrogato su quali siano i trucchi del mestiere, l’autore di Buonanotte fiorellino asserisce di «scrivere d’istinto, lasciando molto all’improvvisazione senza drammatizzare se non c’è l’ispirazione».
Vista la statura lirica dei suoi testi, non manca la fatidica domanda: la canzone è poesia? Alla quale De Gregori prontamente risponde: «sono due cose assolutamente diverse, in quanto la canzone vive di musica, di ritmica e d’interpretazione, e insieme al cinema, alla televisione e alla pubblicità, costituisce la letteratura dei nostri tempi, contribuendo a creare la cultura».
Infine, il cantautore dà alcuni consigli per chi voglia intraprendere la sua stessa strada: «non vergognarsi mai di ciò che si scrive. Essere critici con se stessi. Cogliere ogni occasione per farsi ascoltare e verificare le proprie produzioni artistiche per poter migliorare costantemente».
Giovanni Boccuzzi