Così come si amano i grandi romanzi, quelli intramontabili, allo stesso modo si può amare un film. Dalle pagine di un libro alle immagini sul grande schermo i sogni prendono forma e colore, intensità e volontà, vengono rappresentati non più simbolicamente, ma come realtà effettiva dinanzi al nostro sguardo, assumendo vita autonoma. Tratto dal best-seller di Arthur Golden, uscito nel 2005 con la regia di Rob Marshall, “Memorie di una Geisha” conquistò il pubblico degli appassionati e la stessa critica.
In un intriso misticismo di filosofia ed eleganza, in un mondo esotico e misterioso ha inizio la storia della piccola bambina giapponese Chyo, la quale, strappata a una famiglia priva di mezzi, venne accolta in una Okiya di geishe per lavorare come serva. Nonostante il suo destino non fosse quello di divenire geisha, perché ostacolata dai contraccolpi inferti da una rivale accanita, invidiosa del suo giovane fascino, la piccola Chyo sboccerà trasformandosi nella bellissima e leggendaria geisha Sayuri. Colma di eleganza e talento, diverrà la più seducente e ammirata di quel piccolo e difficile mondo di donne, celando nel suo cuore il segreto di un amore per un uomo che, incontrato da fanciulla, la accompagnerà con il pensiero lungo tutti i passi della sua formazione e si rivelerà fatidico per la sua vita.
Ambientato in un mondo tanto misterioso quanto proibito, alle soglie della II Guerra Mondiale, questo film, denso dei colori di un pregiatissimo kimono di seta, permette di entrare in contatto con le emozioni di una bambina, di un’epoca e cultura talmente estranea alla nostra, che pur detiene tutt’ora un fascino intramontabile. Attraverso gli occhi della piccola Chyo, lo spettatore comprende il desiderio maturato giorno dopo giorno e l’ importanza di ciò che significa divenire geisha, per inseguire un sogno, quando null’altro è possibile, per rincontrare lo sguardo di uomo che le aveva donato l’unico sorriso della sua infanzia. Una volta cresciuta, il suo spirito ribelle e l’attesa di felicità, la porteranno a vivere emozioni estreme con grandi sofferenze, soprattutto in un momento tanto delicato quanto quello trattato: un mondo fluttuante di bellezza e profondità straziato dalla guerra, che cominciava lentamente a perdere le sue antiche tradizioni per aprirsi all’occidente.
Per far sì che ogni elemento fosse al servizio della storia, il regista Marshall si attorniò di esperti e studiosi della cultura giapponese per ricostruire scenografie, costumi e musiche che fossero in piena armonia con il narrato. Con l’ultima chicca, ovvero un cast eccellente, il risultato fu un vero capolavoro.
Racchiusi in un involucro di magia, esotico, sensualità e amore questa produzione tratta alcuni dei concetti fondamentali di quella antica tradizione, espressi nella toccante frase “Non diveniamo geishe per seguire il nostro destino, ma perché non abbiamo scelta”. Tali concetti vertono sull’esigenza di raggiungere l’arte e la perfezione in tutte le sue forme tramite un durissimo apprendistato e rigida condotta, insieme al celato desiderio di potersi liberare e vivere l’amore senza proibizioni.
Ogni scena cattura un pezzo di cuore, e con la passione più estrema è capace di insegnare che l’amore non avrebbe ragione di esistere senza pazienza, sacrificio e coraggio.
Alessandra Lovecchio