Mi sono sempre chiesto se i magistrati presenti in Parlamento fossero iscritti ai partiti che rappresentavano oppure bisognava dimettersi dopo essere stati eletti o risultare comunque in aspettativa fino alla scadenza del mandato, ma francamente ho sempre ignorato che il sindaco di Bari Michele Emiliano che è tuttora ancora magistrato in aspettativa,ma magistrato a tutti gli effetti, tant’è che se decidesse di non ripresentarsi più candidato da nessuna parte, tornerebbe ad amministrare la Giustizia, magari lontano da Bari. Il problema, in maniera soft lo ha sollevato proprio Massimo D’Alema, e mi meraviglio come nessuno abbia sollevato la incompatibilità, e nemmeno l’ANM sempre vigile per gli altri, e gli attenti legislatori della opposizione molto più propensi alle passerelle ed ai comunicati. Se D’Alema avesse ragione per quello che dice, Emiliano dovrebbe innanzitutto chiarire se effettivamente è iscritto al PD, il che significherebbe aver violato i regolamenti e quindi sia pure molto tardivamente dovrebbe rinunciare alla tessera oppure dimettersi da sindaco. Il flemmatico Max che qualcuno inopportunamente ha sottovalutato, ha dichiarato che Michele Emiliano, in quanto magistrato, conosce leggi e regolamenti, e quindi dovrebbe agire di conseguenza. E’ una guerra in famiglia e la rottamazione secondo Renzi per il momento viene rinviata. Un’ultima cosa va detta e cioè che la dimostrazione di una magistratura politicizzata viene confermata nella maniera più banale.
Lucio Marengo