La mostra “Dalì. La Divina Commedia”, attualmente in Puglia fino al 5 marzo 2017, rappresenta una interessante ed originale proposta per il tempo libero in questi ultimi giorni di festa ma anche per iniziare il nuovo anno all’insegna della cultura.
L’esposizione è basata sulle 100 xilografie realizzate e firmate dal pittore catalano Salvador Dalì che nel 1951, in occasione dell’anniversario della nascita di Dante Alighieri, ebbe il prestigioso incarico da parte del governo italiano di realizzare delle illustrazioni de “La Divina Commedia”.
Inizialmente il pittore realizzò degli acquerelli e solo successivamente furono create le xilografie, grazie alla collaborazione con il maestro stampatore Raymond Jacquet.
Nonostante i due artisti siano molto lontani tra loro per diversi aspetti (storico, culturale) e il connubio delle loro arti sembri inusuale, grazie ad un lavoro durato molti anni, lo stile pittorico di Dalì, in particolare i colori e le forme tipiche del suo mondo risultano in perfetta sintonia con il racconto de “La Divina Commedia”.
La particolarità della mostra è legata alla disposizione delle xilografie in tre contenitori culturali diversi, presenti in tre distinte città pugliesi che potranno quindi essere conosciute ed apprezzate attraverso questo evento: quelle dedicate all’Inferno sono presenti presso il Palazzo de’ Mari ad Acquaviva delle Fonti mentre le serie relative al Purgatorio ed al Paradiso hanno preso posto nel Castello Caracciolo a Sammichele di Bari e nella Chiesa di Sant’Oronzo a Turi.
Attraverso le immagini di Dalì, accompagnate dai versi dell’opera di Dante, i visitatori possono compiere un vero e proprio viaggio tra i personaggi e le vicende narrate dal poeta italiano.
Il percorso negli inferi inizia con la xilografia che mostra Dante, con il suo mantello rosso, mentre si avvicina ad un colle dopo avere attraversato la “selva oscura” ed essersi perso (Canto I): la scena raffigurata rappresenta quindi il passaggio di Dante dal buio della selva (il peccato, la perdizione) alla luce del sole (la salvezza, Dio).
In un’immagine successiva viene invece presentato Caronte, il traghettatore dell’Ade, ritratto muscoloso e forzuto, di spalle e con un remo in mano: nel III Canto dell’Inferno Dante infatti incontra Caronte che si rivolge al poeta dicendogli di abbandonare quel luogo, popolato da defunti e peccatori ma poi viene subito zittito da Virgilio.
Gradualmente si entra poi nel vivo della prima cantica ed iniziano le rappresentazioni, alcune delle quali molto espressive e terrificanti, delle diverse categorie dei dannati come ad esempio i golosi, gli avari e prodighi, i bestemmiatori, i simoniaci; d’impatto è l’illustrazione dell’apparizione di Cerbero, inciso in nero su uno sfondo bianco in modo da fare risaltare tutti i particolari (come le tre teste) della anatomia della fiera crudele che Dante incontra nel VI Canto mentre è a guardia del Cerchio dei golosi.
La visita alla mostra è anche un’occasione, per chi ha letto e studiato Dante a scuola, di reimmergersi nelle atmosfere dantesche e di scoprire o riscoprire particolari del poema che non sono stati sufficientemente approfonditi o non sono abbastanza conosciuti; si viene infatti a contatto con personaggi storici vissuti all’epoca di Dante, alcuni più noti come il Conte Ugolino (Canto XXXIII) e altri forse meno famosi come Vanni Fucci (Canto XXIV), indicato come un uomo dall’indole violenta e incline alla rissa e Gianni Schicchi (Canto XXX) personaggio storico del Duecento che Dante colloca nella bolgia dei falsari in quanto aveva falsificato la propria identità.
Cristina De Ceglie