Sorprende, il nuovo album di Rosalba Pippa, aka Arisa, dal titolo “Amami” e uscito immediatamente dopo l’esperienza sanremese, che l’ha vista insignita di un prestigioso secondo posto. Sorprende perché non è affatto un disco furbo, costruito attorno al cliché della ragazza occhialuta, imbranata, vagamente naïf; al contrario, è un lavoro schietto e senza fronzoli, viscerale come il titolo, in cui emerge la volontà quasi “rabbiosa” di affrancarsi dallo stereotipo (la copertina, ironica, ne è un indizio), di dimostrare che Arisa è, soprattutto, una cantante che sa emozionare come pochi, nell’odierno panorama musicale italiano. Questo si intuisce già nel successo sanremese, “La notte”, che non è per niente una canzoncina scialba, senz’anima, ma un pezzo maturo, sofferto, dalle sfumature crepuscolari, in cui la voce della nostra, meno esuberante del solito, si spoglia di orpelli inutili e racconta con sobrietà, quasi in punta di piedi, di una ricerca interiore, s’interroga sul senso del fallimento, della perdita. Ma la sorpresa maggiore la riservano gli altri brani, che denotano anche un deciso cambio di registro, sia nella fase della scrittura che in quella degli arrangiamenti (questi ultimi curati da un mostro sacro come Mauro Pagani), con sonorità ricercate, più vicine a un certo cantautorato nostrano: come non cogliere echi di Fossati, Mannarino e specialmente Capossela, in canzoni come “Il tempo che verrà”, “Ci sei e se non ci sei”, “Nel regno di chissà che c’è” (un divertissement su base ska dal testo ironico e infarcito di nonsense, ma piuttosto sagace, che ti fa venire voglia di ballare) e “L’amore è un’altra cosa”? Discorso a parte merita la title-track, firmata dalla stessa Arisa, un tango appassionato e languido che, pur nel suo “classicismo”, rivela una padronanza di mezzi e una maturità di scrittura che non ti aspetti, ponendosi come il vertice emotivo dell’intero disco. Passione, gelosia: un pezzo che sembra uscito dalla penna di Capossela. La voce è calda, elegante, versatile, si intuisce che dietro c’è tutto uno studio, un lavoro sulla tecnica e sull’espressività, per liberarsi di quella maschera da cui, evidentemente, si sentiva imprigionata. E allora: con questo album, diamo il benvenuto ad Arisa, un’artista (finalmente) vera.
nicola papa