Nelle parole che papa Bergoglio ha pronunciato oggi durante la messa sulla spianata di Sibari, riecheggiano le parole dell’Apocalisse di San Giovanni.
Anche in questi “momenti di difficoltà” il male non avrà l’ultima parola, per cui “non lasciatevi rubare la speranza”.
L’Apocalisse, infatti, non racconta la fine del mondo, se così fosse noi dovremmo credere nel destino. Dio invece ci lascia liberi di costruire il nostro futuro, per cui l’Apocalisse è la rivelazione più importante di tutte: il sacrificio di Cristo sulla croce ci ha liberati dal male per sempre! Ora dice il Papa, tocca a noi rialzare la testa.
Un proverbio rivoluzionario francese recitava: “I grandi si sentono grandi solo perché noi siamo in ginocchio: alziamoci!”. Per sconfiggere il male, che si chiami mafia, ‘ndrangheta, sacra corona unita, ecc. bisogna alzare la testa. Occorre ridare la speranza all’uomo nella propria dignità. La rassegnazione e la rinuncia a credere nell’uomo, il cedere alle seduzioni del potere rendono il male più forte, allontanano le persone dal credere in un futuro migliore per tutti.
Giovanni Falcone affermava: “Che le cose siano così, non vuol dire che debbano andare così… solo che quando si tratta di rimboccarsi le maniche ed incominciare a cambiare, vi è un prezzo da pagare, ed è, allora, che la stragrande maggioranza preferisce lamentarsi piuttosto che fare”; pur non essendo un credente, Falcone esprime con parole diverse quello che papa Francesco ha chiesto alla Chiesa e ai cristiani. “Il male va combattuto, va allontanato, bisogna dirgli di no. La Chiesa che so tanto impegnata nell’educare le coscienze, deve spendersi sempre più perché il bene possa prevalere”. Le cose non cambiano, non perché il male sia più forte, ma perché noi, come direbbe Falcone, preferiamo lamentarci piuttosto che fare.
Il Papa non soltanto denuncia il male e afferma potentemente: “I mafiosi non sono in comunione con Dio, sono scomunicati”, ma indica anche percorsi per contrastare “il male, le ingiustizie, la violenza”, come il Progetto Policoro che crea occasioni di lavoro per i giovani. Contro il male occorre fare rete, occorre creare strutture di bene, che facciano sentire le persone che cadono vittime di questi scellerati, parte di un corpo che accoglie, protegge e ama i suoi figli perché sul loro volto possa risplendere “la forza del bene, del vero e del bello” che è in ogni uomo.
Decine di emittenti televisive italiane ed estere hanno trasmesso in diretta l’evento, mostrando al mondo la spianata di Sibari gremita da migliaia di persone, testimonianza di un Sud che vuole cambiare, che è pronto a sperare ancora. Occorre solo che questa speranza sia ricordata più spesso, in modo più insistente e con azioni concrete, perché se la gente è sola, ha paura e la paura uccide la speranza. “Lo Spirito e la sposa dicono: “Vieni!”. Chi ha sete venga; chi vuole attinga gratuitamente l’acqua della vita.” (Ap 22, 17). Anche un mafioso può attingere all’acqua della vita, purché si converta!
Maria Raspatelli