La tematica non è nuova: l’ennesimo ritardo di un regionale e i pendolari che subiscono i ritardi. Questa mattina alle ore 09,35 (ora di punta) dalla stazione di Giovinazzo già i primi viaggiatori sono in attesa del treno regionale delle 09,19 proveniente da Barletta e diretto a Bari Centrale. I vagoni appaiono colmi di gente in piedi nei corridoi e vicino alle porte, pressati come sardine e visibilmente stressati dalle condizioni di viaggio di disagevoli. C’è chi rischia di restare a terra se non si fa strada tra spintoni e sgomitate. Sembra un tipico ritardo a cui la gente appare abituata ma anche snervata. Ore 09,55 il treno ferma a Palese- Macchie e sosta in modo inspiegabile più a lungo del solito, qualche coraggioso cerca invano di lamentarsi con i controllori che vanno su e giù per la banchina della stazione evitando scontri con la gente che inizia a non sopportare l’ennesimo ritardo. C’è chi telefona in ufficio per avvisare del ritardo, chi avvisa i compagni di università che arriverà tardi a lezione e chi resta più tranquillo perché il ritardo non lederà al proseguimento della sua giornata. Ore 10,20 il Treno arriva Bari centrale con un ritardo di 35/40 minuti, una viaggiatrice scende innervosita e si lamenta con un macchinista che replica con una giustificazione poco plausibile: “può succedere”. Appare lecito chiedersi, perché i vistosi ritardi dei regionali “succedono sempre”? Basta visitare la pagina facebook di Trenitalia per cogliere il malcontento dei pendolari. Intanto si assiste a un rincaro delle tariffe degli abbonamenti e l’ironia di chi non sa spiegare un ritardo ai pendolari che dovranno dare, al contrario, spiegazioni del loro ritardo al datore di lavoro. Una corsa di 20/25 minuti può durare un’ora? Come si spiega che la tratta Giovinazzo – Bari centrale non è coperta in tutte le fasce orarie? Perché dalle 09,19 alle 10,51 non sono presenti altri treni? Gli orari non sono stilati secondo l’affluenza e per garantire un servizio continuo e fluente?
Giuseppina Raco