Gli anni ruggenti della New Economy tra il 1998 e il 2001, quando Milano viaggiava tra l’ottava e la nona posizione, sono ormai un lontano ricordo.
Piazza Affari si posiziona al 23° posto fra le principali Borse mondiali con una capitalizzazione di 353 miliardi di euro alla data del 30 giugno 2013, sebbene abbia poi recuperato parzialmente negli ultimi mesi. Lo rivela il rapporto «Indici e dati» pubblicato oggi dall’ufficio studi di Mediobanca.
Se dieci anni fa, alla fine del 2003, Piazza Affari era 11° al mondo con 490 miliardi di euro di capitalizzazione, pari al 38% del Pil di allora, oggi l’incidenza sul prodotto interno lordo è pari solo al 22,6% mentre l’incidenza sul valore totale delle borse mondiali non arriva nemmeno all’1% fermandosi allo 0,9%, ultima dopo Vienna (24,2%). La migliore sotto questo profilo è Johannesburg (la sua capitalizzazione è pari al 240,9% del Pil sudafricano). Le ultime in ordine di tempo a scavalcare Piazza Affari sono state quest’anno le Borse di Malesia e Indonesia mentre il Messico era già riuscito nel sorpasso un anno fa.
Colpisce anche il dato relativo all’appeal di Piazza Affari per le aziende non ancora quotate. Dal 1998, anno di privatizzazione della borsa italiana, senza calcolare l’effetto Expandi, il saldo netto è nullo, vale a dire che si è registrato un numero di ingressi pari a quello delle cancellazioni. In termini cumulati, guardando dal 1990 ad oggi, il listino si è impoverito di 29 unità ed è stato salvato solo dell’apporto (33 titoli, di cui 45 iscrizioni e 12 cancellazioni) dell’ex nuovo mercato, senza il quale il saldo sarebbe negativo per 62 titoli.
Tra le 28 principali Borse mondiali, solo Milano e Atene nel decennio 2003-2013 sono regredite in termini di capitalizzazione. Solo che la piazza italiana ha perso molto più di quella greca, -27,9% contro -19% (sempre a fine giugno 2013).
Massimo Pellicani