Roma, 10 Novembre 2013 – La scrittrice Lidia Ravera, femminista militante ed ex-68ina secondo molti nota più per i successi editoriali di (tra l’altro) “Bagna i fiori e aspettami” e “Porci con le ali” che per l’illuminante carriera politica ne ha combinata una delle sue, questa volta però superando il segno.
Ecco lo stralcio dell’intervista rilasciata dalla Scrittrice/Assessora alla Cultura della Regione Lazio all’ Huffington Post che ha infervorato mezzo mondo, ma solo perchè l’altro mezzo pare non sia ancora venuto a saperlo: infatti, nel suo attacco a Matteo Renzi, ha accusato il sindaco della città del Giglio di avere approvato una delibera su quello che la scrittrice ha definito spregiativamente «il cimiterino dei non nati», ironizzando sul «diritto di seppellire grumi di materia chiamandoli bambina e bambino», cioè coloro che sono morti durante la gravidanza. Non sarebbe un gesto di attenzione verso le madri di questi bambini, ma «uno splatter che ritorna sugli schermi della politica». Nella intervista dunque tanto illuminante quanto pregna di spessore morale e irreprensibile spirito umanistico, ha parlato di «tutte quelle donne che, poiché il corpo ha le sue insondabili leggi, non sono riuscite a portare a termine il loro dovere di animali al servizio della specie».
Non riteniamo giusto affrontare un argomento che già in passato ha suscitato in Italia lotte aspre che ora sono Legge nella misura in cui questa consente l’interruzione volontaria di gravidanza; tuttavia, secondo molti non ci si può esimere dal condannare come cittadini dichiarazioni che affondano nell’apologia dell’odio verso l’ Umanità. Umanità, è bene ricordarlo, i cui diritti secondo molti potranno anche essere attualmente legalmente limitati da una normativa ma (le leggi vanno e vengono) certo non potranno mai essere estirpati dalla indole procreativa della specie umana, assai distante dalle visioni deliranti di qualche refluo 68ino il quale, dopo aver concausato con una ideologia militantesca e di fatto solo chiacchierona l’attuale declino Italiano, ora pretende una volta approdato alle poltrone di potersi dedicare alla diffusione di filosofie dalla moralità da porci senza ali, con tutto il rispetto per i suini che tanto sono invece utili alla umanità; filosofie, insomma, che secondo moltissimi nulla hanno a che fare con un ruolo istituzionale e finanche umano, ma anzi avvicinano al lettore l’impressione che la demenza senile spesso si accompagni ad un sentimento di onnipotenza che si scontra sin dall’origine con una invece sopraggiunta inidoneità cognitiva e comunicativa, oltre che di una conclamata assenza di paterno e materno approccio al reale, requisito sino a qualche tempo fa insito della saggezza popolare degli anziani, evidentemente irrimediabilmente andata persa in questi casi.
Chiudiamo questo articolo senza dare immagine ai falsi protagonisti ma fornendo invece spazio ai veri protagonisti, cioè i bambini mai nati e le loro mamme, attraverso Bardejovska Nova Ves, l’opera di un giovane scultore, Martin Hudacký, di Banska Bystrica (Slovacchia).
Rispondiamo dunque alla inciviltà con la civiltà, alla cultura di facciata con la cultura vera, tridimensionale, riflessiva, dalla quale scaturiscono emozioni e pensieri, quale che sia il punto di vista di ciascuno.
Roberto Loporcaro
(Monumento ai bambini mai nati, Bardejovska Nova Ves, opera di Martin Hudacký, Banska Bystrica).