Questa sera si concluderà, con una cerimonia di premiazione, la XIII edizione del Festival del Cinema Europeo, tenutosi in questi giorni a Lecce. Il festiva è stato un susseguirsi di eventi, proiezioni, incontri e mostre, veri e propri astri (nascenti e non) del cinema europeo. Nel programma incontri con l’attore Sergio Castellitto e con il regista Emir Kusturica, ai quali quest’edizione del festival era dedicata. In programmazione ieri omaggi a Sergio Castellitto, con “Alza la testa” di Alessandro Angelini, “Ferrari” di Carlo Carlei, “Questione di punti di vista” di Jacques Rivette e “Ricette d’amore” di Sandra Nettelbeck.
In onore, invece, dell’altro grande protagonista della 13° edizione del festival, il serbo Emir Kusturica, era prevista la proiezione di “Gatto Nero, Gatto Bianco”, “Super 8 Stories” e, in serata, “La vita è un miracolo” del 2004. Costellavano il ricchissimo programma anche appuntamenti col cinema britannico, che offriva “L’ultima Salome” di Ken Russell , spagnolo, sloveno, croato, italiano, svedese e tedesco.
La proiezione dei film durante le giornate del festival ha avuto inizio dalle 9 della mattina, in un succedersi di pellicole che durava fino a tarda sera. Ieri, ho avuto il piacere e la fortuna di assistere alla proiezione di un lungometraggio spagnolo, diretto da Montxo Armendariz, presente in sala, con Michelle Jenner, Lluis Homar e Belen Rueda. Il titolo originale del film è “No Tengas Miedo”, tradotto in inglese in “Don’t be afraid” ed è una pellicola controcorrente rispetto a quelle considerate commerciali e politicamente corrette, realizzata dopo mesi di ricerche e studi all’interno di cliniche psichiatriche e mediante il confronto diretto con vittime di abusi sessuali da parte dei familiari. Il racconto mantiene la durezza e la veracità, necessarie per descrivere e raccontare uno dei drammi più dolorosi, comuni e purtroppo ancora, il più delle volte, silenzioso delle famiglie: gli abusi sessuali all’interno delle mura domestiche. Silvia, protagonista del film, ha quasi 6 anni quando inizia a subire le molestie sessuali del padre e la sua intera infanzia sarà segnata dal dramma di non poter, non solo capire, ma neanche reagire a ciò che accade. Queste continue molestie incideranno sul carattere e sulla psiche della bambina che, diventata adulta, ancora non riuscirà a relazionarsi correttamente coi coetanei, con la propria madre, volontariamente chiusa alla vicenda, con se stessa e, soprattutto, con il padre, con cui ha un estenuante e logorante rapporto di odio e amore. Dopo un periodo di continui disturbi fisici, mentali (arriverà a lanciarsi da un taxi in corsa, forse completamente dissociata dalla realtà) riuscirà, mediante l’aiuto di una dottoressa, a “vomitare” la causa del suo dolore, espellerla dal proprio corpo e, finalmente, ad accettarla, riprendendo le redini della propria esistenza e riacquistando il sorriso. La fotografia e le musiche che accompagnano l’intero film sono vellutate e discrete, accompagnano i personaggi senza mai violentare(fatemi passare il termine) il loro dramma interiore, seppure comunque il film resti volutamente duro da mandar giù. Lo spettatore è preso dall’angoscia e dal disagio che vivono le vittime, nel buio e nel silenzio (noi della sala, loro del dolore). Il regista voleva che il film fosse asciutto e che riflettesse la verità di qualcosa che è davanti a noi ma che non vogliamo vedere.
Altro regalo del festival, ore 18.15, “Ekspress, Ekspress” film sloveno di Igor Sterk del 1997, praticamente muto e caratterizzato da una fotografia luminosa e quasi onirica, ambientato quasi interamente nei vagoni dei treni. Dopo l’improvvisa morte del padre, il nostro eroe salta su un treno per andare, dice lui, “Avanti”. Non sappiamo (e forse non lo sa manco lui) dove sia diretto, compra il biglietto stazione dopo stazione. Durante uno di questi viaggi, incontra una ragazza che diventerà sua fedele compagna in questo cammino apparentemente disorientato. I due vivranno una trasparente e sensazionale storia d’amore, pura, genuina e semplice. I due non si parlano mai, non hanno quasi mai contatti fisici (escluso l’ultimo, bellissimo, passionale, bacio) ma i loro sguardi, il loro non dividersi mai nemmeno durante le difficoltà, il costruire insieme qualcosa di solido pur vivendo in un vagone ferroviario, testimonia un amore che non può finire. Sui treni, incontreranno personaggi strampalati, divertenti, differenti, inspiegabili. Ma si scontreranno anche con la “realtà” (rappresentata dai capi-treno), ottusa, chiusa e cieca a qualsiasi tentativo di “uscire dai binari”, di fuggire, di NON dare un senso alla propria esistenza. Musiche sensazionali.
Affluenza abbondante negli auditorium del Multisala Massimo per i grandi eventi, sale semi piene per i film famosi. Triste e paradossale assenza di visi giovani alla proiezione dei film un po’ meno conosciuti. Quando i nuovi falsi miti del nostro tempo lasceranno nuovamente spazio alla cultura e al semplice desiderio di vivere l’arte in ogni sua sfaccettatura?
Esperienza sicuramente da ripetere, certamente da provare, interessante da consigliare.
Meravigliosa da vivere.
Chiara De Gennaro