Chi scrive ha avuto il piacere di conoscere, qualche anno fa e in un contesto vacanziero, il Maggiore Luca Parmitano dell’Aeronautica Militare Italiana.
Pilota collaudatore con all’attivo molte centinaia di ore di volo, quando facemmo conoscenza nella tranquillità di una piscina di un villaggio poco commerciale, in periodo non commerciale, in un contesto affatto commerciale, la conversazione partì con i classici argomenti che io chiamo “da ascensore”: che tempo che fa, il più e il meno, come mai in quel villaggio, in quel periodo, eccetera, eccetera.
Diversamente dal solito, per quelle che io chiamo congiunture astrali (e in questo caso non a caso), la conversazione si avviò subito più spedita – probabilmente agevolata dalla rosea loquacità delle rispettive consorti – verso un ambito più personale, quasi familiare; accade ad ognuno di noi, credo, di conoscere almeno una volta nella vita persone del tutto estranee ai propri quotidiani contesti e di instaurare con queste – magari solo per una settimana, magari per il resto della vita – un rapporto di confidenzialità e di amichevole e conviviale affinità.
Con il Maggiore Luca Parmitano, che per me all’epoca era semplicemente Luca, condividemmo alcune ore della settimana, spesso in piscina, spesso ai pasti, spesso per una passeggiata di qualche chilometro fuori dal villaggio, parlando e ridendo di cose assolutamente normali.
Unico iniziale punto di incontro, tra lo scrittore-editor-consulente e il pilota di caccia, un discorso da ascensore e, subito dopo, un comune senso di appartenenza ad una bandiera.
Persona attenta ed intelligente, davanti ad un piatto di riso e ceci (ulteriore incredibile affinità culinaria) gustato in un contesto nubiano totalmente astratto rispetto alla pietanza, Luca ascoltò con passione le esperienze di chi scrive nel Battaglione San Marco e, con pari trasporto, Roberto ascoltò con attenzione le esperienze e i rudimenti di pilotaggio di Luca
E così, giorno dopo giorno per quella breve vacanza, due uomini si spogliarono delle rispettive posizioni e condivisero – con le rispettive famiglie – quel senso di libertà che ci offrono certe vacanze fuori dagli schemi, fuori dagli ambiti a volte stringenti delle proprie rispettive posizioni.
Al check in dell’aeroporto un saluto cordiale, lo scambio dei numeri di cellulare e la promessa di rivedersi caduta nell’imbuto e quindi nel vortice dei rispettivi quotidiani impegni.
Oggi, l’astronauta Luca Parmitano ha decollato dallo spazio porto di Baijknour, nel Kazakhstan, a bordo della Sojuz TmA-09M, per una missione di 166 giorni sulla stazione orbitale ove condurrà esperimenti fisici e biologici riportando a terra importanti dati necessari a studiare gli effetti dello spazio sull’uomo e sui vegetali, effettuando due passeggiate nello spazio a bordo delle tute spaziali EMU. Il Maggiore Luca Parmitano rappresenta quell’eccellenza Italiana lontana anni luce dalla cialtroneria de noiatri di cui il Mondo è spesso diventato divertito spettatore.
Oggi, il redattore Roberto Loporcaro, seduto davanti al proprio PC nella città di Bari, Italia, ha appena finito il proprio articolo e si appresta ad uscire a bordo di una normalissima Civic nero notte, per la quotidiana missione di leggere negli anfratti del società, comprendere la natura delle cose, dare qualche consulenza e, ove possibile, riportare ai propri lettori riflessioni e spunti per migliorare le azioni e la consapevolezza. Male che vada, se sopraggiungesse la sindrome da “foglio bianco” per il prossimo articolo, si potrebbe optare per una passeggiata di svago al Parco 2 Giugno.
Tra i due uomini, tra i due microcosmi, un unico universo, un filo conduttore che ci riporta alla nostra natura umana in fondo cordiale e in antitesi rispetto a molte quotidiane brutture; una natura umana prospera di condivisione – pur nelle rispettive diversità – in fondo desiderosa di cose semplici, proprio come un piatto di riso e ceci condiviso con allegria, proprio come quello condiviso, qualche anno fa, tra lo scrittore e l’astronauta.
In bocca al lupo Luca .
Roberto Loporcaro