Sono stato a vedere il film “Romanzo di una strage” e sono emersi i ricordi di chi allora dodicenne rimase estremamente colpito da quegli avvenimenti. Si tratta nel film della strage di Piazza Fontana a Milano nel 1969 con la morte di decine di innocenti. Il film si snoda attraverso il racconto dei fatti , basandosi sugli atti processuali, attraverso le figure del commissario Calabresi e dell’anarchico Pinelli, protagonisti della vicenda. Emerge anche la figura di Moro, allora Ministro degli Esteri, che ebbe, secondo il regista, un ruolo primario nel bloccare tendenze di governi dittatoriali. Era l’Italia in cui vi erano scioperi, disordini, opposti estremismi. La confusione era sovrana con la sinistra e la destra fascista che si fronteggiava, con infiltrati in ambedue le parti e il ruolo dei servizi segreti che depistava e cercava d’insediare, sull’esempio dei colonnelli greci, la dittatura in Italia. Tra le indagini che segue la pista rossa, poi nera e così via, gli autori giungono ad immaginare un’ipotesi suggestiva e cioè che lì nella Banca dell’Agricoltura furono poste due bombe: una a basso potenziale che sarebbe scoppiata a banca chiusa, un altra ad alto potenziale che sarebbe esplosa per fare una strage. Ipotesi che non tocca a me giudicare o respingere. Rimane il fatto che a distanza di quarantatre anni, nessuno è stato condannato per un atto così vile ed abominevole.
Rimane al centro la figura di un commissario che in fondo stima l’indagato e che capisce di essere strumento di forze a lui superiori che lo allontanano dalla verità. Anche Pinelli emerge come un sognatore lontano da ogni forma di violenza che a sua volta ritiene il commissario un uomo che comprende e forse in fondo la pensa come lui, immaginando entrambi una società più giusta. A tal proposito bellissima la scena dell’incontro in libreria e dello scambio di libri come dono reciproco: la cultura salva.
Quindi consiglio il film come semplice cinefilo, e lo consiglio ai giovani che ignorano, per fortuna, il periodo buio delle stragi in Italia. Quando si sa e si è consapevoli non si è destinati a ripercorrere le stesse strade. A patto però di non perdere la memoria.
Renzo Bassi