Un noto portale giuridico (fonte www.studiocataldi.it), di recente ha pubblicato una nota e considerazioni che vorrei proporre alla vostra attenzione, per dimostrare che spesso le iniziative governative pubblicizzate quali strumenti equi e giusti per sottoporre il contribuente a gravami fiscali, si dimostra il solito metodo per garantire allo Stato di far cassa, ma a scapito sicuramente dei ceti non dei più abbienti.
Osserva la nota che “far pagare le tasse a chi di soldi ne ha tanti è assai più difficile che non farlo fare ad impiegati (inclusi quelli atipici) e pensionati”.
Esempio tra tanti è la “tassa sulla proprietà di mezzi da diporto” (imbarcazioni), che era stata introdotta lo scorso dicembre con il decreto “Salvaitalia”, il primo del governo Monti.
La scadenza era prevista entro maggio del 2012 ed in teoria avrebbe dovuto essere attribuita ad una buona fetta di abbienti (bollo tra gli 800 ai 25 mila euro), in base naturalmente alla lunghezza della barca.
La manovra, equa in teoria, garantiva altrettanto teoricamente l’entrata di ben 250 milioni di euro.
Purtroppo le riscossioni si sono fermate a quota 24 milioni.
La Camera, nei giorni scorsi, ha cercato di approfondire il perché di questo stop – flop. In molti sostengono che le imbarcazioni “sono scappate all’estero”. Dato confermato da organo rappresentativo della categoria, che si riferisce anche ad imbarcazioni non soggette ad alcuna imposizione (al di sotto dei 10, 1 mt).
E’ evidente che la “storia si ripete” e che chi ha maggiori possibilità economiche, non solo gode di consulenze che evitano di pagare tasse (che comunque in altri paesi della zona euro non si pagano in tal misura), ma hanno la possibilità di creare società all’estero a cui vendere tali imbarcazioni. Ma questo lo sanno tutti.
C’è chi propone da tempo di pubblicare le foto di tali evasori, da dare “in pasto” al pubblico ludibrio.
Intanto, e nel frattempo però, evadono le tasse che invece vengono detratte direttamente dalla busta paga di pubblici o privati dipendenti o da chi è pensionato.
Ma tutto questo era ed è equo ?
Edgardo Gallo – avvocato