Ne scriveva già Omero nei suoi poemi: la sua corteccia costituiva il talamo nuziale di Ulisse e Penelope. Per il Cristianesimo ha avuto, e mantiene, una valenza particolare.
Ed è uno dei maggiori simboli della nostra regione.
Stiamo parlando dell’ ulivo: albero forte e secolare…ma secolare quanto?
Questa ed altre questioni sono state affrontate nell’ incontro tenuto oggi a Bari all’ Accademia Pugliese delle Scienze; dove è stato presentato il libro “Puglia, le vie dei grandi olivi”(Adda ed.) del dott. Giovanni Pofi, agronomo e studioso degli ulivi secolari. Ha moderato l’ incontro il prof. Vittorio Marzi, presidente in carica dell’ Accademia.
Il volume è un reportage che documenta la situazione degli uliveti pugliesi, dai confini molisani al Salento. Per la realizzazione di queste indagini, il dott. Pofi ha collaborato con il CNR di Perugia.
Si è cercato di datare le piante note anche per la loro longevità, e il risultato è stato inizialmente deludente: i più antichi risultano avere poco più di quattro secoli. Ma- ha aggiunto Pofi- si tratta di datazioni non del tutto attendibili, poiché il legno datato, è ciò che abbiamo oggi; nulla vieta che all’ interno del tronco (spesso cavo), ci sia stato legno molto più antico.
Una rassegna sulle modalità diverse di espansione , ha posto in evidenza come la zona in cui gli alberi sono più antichi è quella compresa tra Monopoli ed Ostuni; nel brindisino e nel leccese gli esemplari più grandi. Il più maestoso, però,si trova sul Gargano- secondo il parere dello scrittore.
In seguito la proiezione delle foto scattate in questo tour (alcune scelte tra le migliaia), ha concretizzato quanto era stato detto sul fascino dell’ albero: incavato, sinuoso, fantasioso; distese di uliveti che incarnano la bellezza della natura; e ancora la meraviglia dei vecchi frantoi sotterranei.
L’ incontro si è poi concluso con un interessante dibattito sulla qualità dell’ olio prodotto (in particolare è da menzionare l’ oliva coratina), sulle proprietà nutritive e curative; sulle quantità in commercio: di tutto l’ olio prodotto in Italia, il 30-40% è nostrano. I prezzi, però, risultano di parecchio inferiori rispetto agli oli “colleghi” di altre regioni. Senza dimenticare l’ importante funzione di equilibratore ambientale svolta dalla pianta, date le alte quantità di anidride carbonica che è in grado di assorbire.
Una riflessione nasce dalle parole che accompagnano le immagini proiettate: “Albero che chiede poco, ma produce molto…”
E’ per questo che dobbiamo tenercelo stretto. Non c’ è bisogno di difenderlo dal tempo, non dalle intemperie…perchè se la cava benissimo da solo. Bisogna solo continuare ad amarlo: costituisce l’ essenza della nostra identità.
Claudia Morelli