Ospedale Perrino di Brindisi, una giornata normale di lavoro. Ambulatorio di Chirurugia Plastica, sta visitando il dottor Paolo Di Lernia alla cui attenzione giunge una signora con un problema apparentemente irrisolvibile. Una grossa formazione le occupa il collo coinvolgendo strutture nobili come le carotidi, la giugulare e i nervi cranici di grosso calibro. Il medico si dichiara disponibile ad operarla ed asportare la tumescenza. L’intervento a cui viene sottoposta ha un’ottima riuscita, anche dal punto di vista estetico con l’asportazione di un gigantesco lipoma. Nessuna conseguenza per le strutture vascolari e nervose e grande soddisfazione della paziente.
Ospedale Di Venere Bari-Carbonara. Ad una signora gravida alla 22^ settimana, quinto mese, viene eseguita un’ecografia morfologica che rivela la presenza di una formazione latero-cervicale a suo figlio. Di lì a poco sarà sottoposta ad aborto terapeutico con utilizzo di farmaci come prostaglandine che inducono il travaglio di parto. La procedura è stata avviata dopo certificato di un medico psichiatra che ha attestato che tale patologia del feto potesse arrecare danno al suo stato psichico. A questo bambino non è stata concessa la chance di essere operato con l’asportazione di una formazione di solito benigna. E siamo sicuri che questa madre abbia girato in cerca di un chirurgo che operasse il figlio? Anzi aggiungo che l’intervento va di solito procrastinato in età adolescenziale in attesa della maturazione degli organi coinvolti. Il sottoscritto per una legge omicida come la 194 ha dovuto assistere passivamente all’iter messo in moto da un collega non obiettore pur sapendo che vi era certamente ildottor Di Lernia in grado di risolvere il problema.
E’ stata una scelta difficile per questa madre? Apparentemente. Sarebbe bastato, come ha fatto la signora di Brindisi, consultare altri medici. Invece si è preferito risolvere alla radice il problema, eliminando il malato, a patto che una vita umana possa essere assimilata ad un problema. E tali scelte non sono rare. Sulla Gazzetta di oggi nella rubrica “La carica dei 100” tra i ragazzi menzionati che hanno meritato il massimo dei voti al diploma ,c’è ne uno affetto da sindrome di Down più conosciuta come mongolismo. In caso di diagnosi prenatale di tali sindromi quasi sempre questi feti-bambini-ragazzi non vedranno la luce, non potranno dimostrare di essere più che all’altezza per inserirsi nella storia dell’uomo, rendendo felice una famiglia con spiccate doti di amore, di essere intelligenti, di poter fare bene qualsiasi cosa.
L’uomo che giudica ciò che è bene o ciò che è male, decide sulla vita o la morte. L’importante che essa sia in utero: occhio non vede, cuore non duole. Nessuno avrebbe mai pensato di eliminare la donna con quella tumefazione apparentemente incurabile. Verrebbe la voglia di proibire la diagnosi prenatale con ecografie o amniocentesi, porte d’ingresso per garantire la nascita di bambini perfetti. E questo, al mio paese, si chiama eugenetica. E mi ricorda ciò che faceva Hitler sopprimendo i bambini malformati in cliniche specializzate. Unica differenza: erano bambini già nati.
Dietro dunque tanta ipocrisia, in realtà nessuna terapia è benefica per la psiche della donna. Aborto terapeutico per la signora? E dove è la terapia? Persiste dentro, a chi ha scelto la strada che sembra ai più la migliore, un peso che ti porti tutta la vita che nessun medico compiacente potrà mai diagnosticare.
Leonardo Damiani
Ginecologo
Carissimo dottore,
non stanchiamoci mai di difendere la cultura della vita.
Coraggio, siamo in tanti!