Per gli amanti della fotografia, della storia, o per chi semplicemente vuol fare una passeggiata, il castello normanno-svevo di Bari ospita momentaneamente due mostre. La prima è intitolata “Non solo Medioevo-.la gipsoteca del castello di Bari dal cinquantennio dell’ Unità d’ Italia alla riapertura”, inaugurata a dicembre e visitabile fino al 30 marzo: in esposizione ci sono i gessi realizzati per l’ Esposizione Etnografica di Roma nel 1911. Inoltre nella sala Sveva un suggestivo intreccio di musica ed immagini fotografiche proiettate , racconta il territorio amato e vissuto dal valente storico dell’ arte Arthur Haseloff. L’ idea è stata quella di mettere in relazione queste immagini, scattate tra il 1905 e il 1911 durante i sopralluoghi di scoperta del patrimonio svevo in Puglia , con i calchi dei monumenti pugliesi.
L’ esposizione è patrocinata dalla Regione Puglia, a cura di Isabella Lapi.
L’ altra mostra, nella sala Bona-Sforza resterà aperta fino al 25 aprile: “Desert Inn/Desert in”, realizzata da La Corte, Fotografia e Ricerca, in collaborazione con la Soprintendenza ai beni architettonici; curatore ne è Carlo Grazia, fotografo ed operatore culturale. Il tema è uno dei topoi più gettonati, forse anche più desiderati, nell’ era in cui viviamo- di frenesia, di rumore, assenza di intimità: il deserto. Deserto non solo inteso come ambiente fisico, ma soprattutto simbolo di libertà, individualità: Il deserto come luogo della mente. Sono dunque in mostra fotografie di “deserto” ben lontane dall’ immaginario collettivo.
Dodici gli artisti – Cesare Ballardini, Ermanno barchiesi, Stefano Di Marco, Guido Guidi, Gianno Maffi, Michele Roberto, Pio Tarantini, Roberto Toja, Alessandro Vicario, Giovanni Zaffagnini, Gianni Zanni e lo stesso Carlo Grazia- il cui estro ha prodotto in tutto settanta opere. Uno spunto in più per riflettere e per ritirarsi, perchè no, almeno il tempo della visita, a godere il proprio deserto.
Claudia Morelli