L’amore bugiardo è l’ultimo film di David Fincher, nelle sale italiane da metà dicembre, tratto dall’omonimo romanzo di Gillian Flynn. È il del gioco delle parti: i protagonisti sono Nick, dongiovanni di provincia, (Ben Affleck) e Amy perfetta e algida ragazza di città (Rosamunde Pike) con un matrimonio felice che dura da ormai cinque anni. Lavorano entrambi come redattori a New York ma lasciano la città per trasferirsi in provincia. Amy scompare all’improvviso e Nick denuncia la scomparsa. Ma a poco a poco è Nick a diventare il maggiore indiziato. Il suo atteggiamento apatico e le diverse strane coincidenze conducono a lui. Ma chi vuole incastrarlo? E soprattutto dov’è sua moglie Amy? Il caso diventa di interesse nazionale e mediatico. Il delitto va in scena, ma dove sono le prove del reato? Un film calderone di pregiudizi tipicamente umani, dove il quinto potere la fa da padrone e detta leggi intrecciando e disfacendo la vita dei protagonisti come una trama di un artigiano. Quanto sono responsabili i protagonisti delle vicende che li hanno travolti? Si aprono delle piste su mondi paralleli, su esistenze inesistenti, tra cinismo e follia dei protagonisti che recitano il gioco delle parti. Gone Girl- L’amore bugiardo ha come protagonisti due personaggi figli del nostro tempo, che vivono nella morsa mediatica, tra folle scatenate, tv spazzatura e notiziari a metà strada tra la fiction e il reality show. La situazione precipita e non si potrà tornare più indietro. Nick metterà un “mutuo” sulla propria vita abbandonando la vita stessa. Dopo The Social Network, rinforza il concetto di esistenza “conveniente” anche dietro la consapevolezza di una messinscena stile Hitchcok, dove ciò che conta, come recita il claim del trailer “Non vorresti mai che certe verità venissero a galla”, è nascondere la verità e continuare a recitare finché il sipario è aperto.
Giuseppina Raco