E’ noioso dover spesso parlare sempre degli stessi argomenti ma vedere una città che nonostante tutto si ama, spegnersi irreversibilmente, senza soluzioni oggettive, ci intistrisce sempre più, mentre le Istituzioni, Comune,Provincia,Regione, continuano a pontificare, a litigare su qualsiasi cosa, senza alcun costrutto, senza proposte alternative.
C’era una volta via Manzoni, frenetica piena di negozi per tutte le tasche,dal giardino Garibaldi a corso Italia, sempre piena di gente.Vederla oggi è un pianto, un buon 50% del locali hanno la saracinesca abbassata segno evidente di cessazione di attività dovuta a fallimenti o a ritiro dal commercio.
Con via Manzoni è morto gran parte del quartiere Libertà spesso agli onori della cronaca per episodi legati alla criminalità.
L’ipotesi che il palazzo di Giustizia di via Nazariant possa trovare collocazione presso la vecchia manifattura dei tabacchi di via Ravanas, a due passi dalla sede di piazza E. De Nicola, sarebbe auspicabile, costerebbe meno e sicuramente aiuterebbe l’intero quartiere a rinascere.
Ma lo strano destino di questa nostra città purtroppo, è la commistione tra la politica ed il mondo degli appalti ed ogni opera pubblica per essere portata a termine ha dovuto quasi sempre penare lunghi anni tra corsi e ricorsi, episodi di corruzione, sospetti di prebende anticipate ed una classe politica a livello di ente locale, incapace e deludente di assumersi le responsabilità dei propri ruoli.
Si può essere maggioranza o minoranza, forse meglio minoranza perchè è libera dagli” impedimenti” che molto poco hanno di politico, e farsi valere controllando e suggerendo magari soluzioni alternative.
La politica studia, la città muore, non solo al quartiere Libertà, bensì a Japigia, al S. Paolo,alla Stanic, al villaggio del Lavoratore che in pochi a Bari conoscono, ovunque il menefreghismo degli apprendisti politici ha creato più danni, visto che i poveri consiglieri circoscrizionali, pur contando quasi niente, riescono a portare a casa circa duemila euro.
Evviva l’Italia!
Pierfranco Marengo