Ormai dopo vent’anni, la storia di Berlusconi e del Berlusconismo è finita e con essa cadono tutti gli alibi ai quali ha fatto ricorso fino ad oggi questa classe politica per mascherare la propria incapacità a dettare morale e la mancanza di volontà di approdare a quelle riforme che a parole si vogliono realizzare ma che per colpa presunta sempre di Berlusconi, non è stato possibile farlo. Vergognosa l’ironia nel momento della fine politica, verso un uomo che a parte i suoi noti difetti e le sue debolezze è stato fino all’ultimo vittima anche delle sanguisughe, e dei suoi “consiglieri” che hanno bivaccato sicuramente a sue spese godendo delle frivolezze e degli eccessi. Da oggi vale, si dice di solito, e da oggi faremo le pulci sugli eroi che hanno sempre sostenuto che gli interessi del Paese erano prioritari e drammatici sotto molti aspetti. Letta ha ottenuto quella fiducia che cercava per consolidare il suo ruolo ed andare avanti almeno per due anni, bloccando le aspirazioni di Renzi, di Epifani, e togliendo al sig. Grillo le speranze che si andasse a votare ancora con il porcellum perchè sa che le sue urla fanno sempre meno effetto e sa anche che, con una nuova Legge elettorale in cui sia prevista la preferenza i suoi candidati non avrebbero futuro facile. Nel momento in cui andiamo in rete la Commissione senatoriale per la decadenza di Berlusconi è al lavoro e l’esito è già scontato,quindi nessuno si meravigli, e domani su tutti i giornali troneggeranno le foto del Leader del PDL, magari piangente. Nessuno si diverta ad ironizzare su quest’uomo lasciato solo da coloro che a lui devono tutto perchè con le loro sole forze, al massimo sarebbero stati copaci di varcare le soglie di un consiglio circoscrizionale e non del Parlamento. I detrattori del cavaliere non esultino e pensino anche che probabilmente la Corte di Giustizia Europea potrebbe emettere un giudizio più sereno ed equanime e non politico. Staremo a vedere, ma ora restiamo in attesa dei risultati che produrranno i salvatori della Patria, senza più alibi e senza più scuse.
Lucio Marengo