I temi della donazione sono entrati nella scuola ormai da tempo e risultano abbastanza sentiti ed è oramai frequente che un istituto organizzi dei corsi formativi in cui sia coinvolto un medico che illustri l’argomento del dono e si renda disponibile alle domande più varie da parte degli studenti. È anche consueto che associazioni di vario genere – promuovano iniziative – di sensibilizzazione in materia e di solidarietà con chi ha bisogno di sangue. La maggior parte di queste iniziative hanno evidenziato il desiderio e la necessità di parlare del dono non attraverso relazioni dotte ma con l’esposizione di nozioni basilari intervallate da “messaggi essenziali”, illustrazioni, schemi riassuntivi, nel tentativo di catturare l’attenzione dell’uditore. Fornendo risposte agli interrogativi più frequenti si mettono i primi tasselli nell’interessante mosaico della donazione. Primo tra tutti: la donazione deve essere volontaria, anonima, periodica, gratuita.
Volontaria: Perché è effettuata a fin di bene e comporta un minimo di sacrificio e di impegno personali.
Anonima: Perché si tratta di un gesto di alto valore morale e solidaristico e quindi non ha bisogno né di clamore né di pubblicità.
Periodica: Perché il controllo abituale consente una diagnosi precoce di una qualche malattia infettiva nel donatore e quindi contribuisce ad una trasfusione sicura.
Gratuita: Perché il sangue che si dona non ha prezzo.
Vediamo chi è il donatore di sangue. È una persona in buona salute — di età compresa tra 18 e 65 anni e di peso non inferiore a 50 kg e che, per sensibilità solidaristica di mutuo soccorso, per senso civico e talvolta a seguito di drammatiche esperienze sanitarie che hanno coinvolto parenti o amici, si è convinto dell’importanza della donazione di sangue e ha deciso di dare testimonianza concreta verso la sofferenza entrando nella grande famiglia di chi dona periodicamente in modo volontario, anonimo e gratuito.
Ecco cosa fare per diventare donatori. La procedura è piuttosto semplice. È sufficiente recarsi presso una struttura trasfusionale – ad esempio un Servizio Immunotrasfusionale (SIT) — autonomamente oppure dopo aver preso contatto con una Associazione di Donatori del proprio paese. I dirigenti delle Associazioni, difatti, si prendono volontariamente carico di contattare il SIT e stabilire i tempi e i modi di accesso degli aspirami donatori. Gli stessi dirigenti, oltre ad essere donatori, organizzano e fanno vivere le associazioni anche con iniziative di socializzazione e collaborano col SIT per promuovere ed indirizzare la sensibilizzazione dei cittadini sulla donazione per mezzo di incontri divulgativi o campagne di informazione e per dare risposte concrete al fabbisogno territoriale di sangue e/o di emocomponenti. Insomma diventare donatore e molto facile, basta vincere indifferenza e paura immotivata.
Massimo Pellicani