Barawe, Mogadiscio: L’unità speciale Navy Seals (l’equivalente del nostro Comsubin) che ieri ha tentato la cattura o comunque la neutralizzazione del capo degli Al-Shabab in una villa fronte mare nella cittadina di Barawe, poco a Sud di Mogadiscio, ha fallito l’operazione.
Lo riferiscono fonti intelligence USA rimaste anonime.
L’unità Seals team six (la stessa che portò a termine l’operazione Bin Laden nel 2011) ha tentato l’incursione con i consueti mezzi d’assalto a sorpresa, ovvero gommoni ed elicotteri, ma ha incontrato una efficace difesa armata e ha dovuto ripiegare.
Al-Shabab è il gruppo solidale ad Al-Quaeda che la scorsa settimana ha compiuto l’assalto al Centro commerciale di Nairobi in Kenya mietendo molte vittime, per lo più civili inermi.
La fallita incursione evidenzia la linea politica di Obama che, a differenza del suo predecessore Bush (che prediligeva più sbrigativi missili Tomahawk contro i bersagli), preferisce limitare al minimo la perdita di civili nelle azioni contro i gruppi terroristici utilizzando appunto le Unità speciali, più “chirurgiche” nella individuazione e neutralizzazione degli obiettivi.
L’operazione evidenzia, evidentemente in un primo passo, l’attenzione crescente del mondo occidentale verso la pericolosa crescita dei movimenti integralisti in area Somala.
Ad un ventennio dall’intervento – anche Italiano – in questa martoriata Nazione oggi l’attenzione NATO è nuovamente evidentemente focalizzata in quest’area, probabilmente tanto per motivi di stabilità politica internazionale quanto per quelli di carattere economico, visti gli interessi turistici internazionali in Kenya e le rotte commerciali che – proprio attraverso la pirateria con la quale sovente tali gruppi si finanziano – sono ormai rese insicure a discapito degli scambi internazionali (la questione Marò ha come padre presupposti e come madre l’ineccepibile diplomazia Italiana).
Fin troppi motivi per non ingenerare il dubbio della prossima nascita di un nuovo (vecchio) fronte di “occupazione” e “peace keeping” Somalo, con ogni ringraziamento da parte dell’industria bellica che – in controcorrente rispetto all’andamento dei mercati – pare non conoscere crisi.
D’altro canto, la crescente escalation (Al-Shabab ha già un “curriculum terroristico” di tutto rispetto con autobombe, attacchi in villaggi turistici e affini) impone sovente ai Capi di Governo decisioni difficili, a volte dolorosamente ricorrenti all’operatività militare per arginare la proliferazione ed il proselitismo operato dalle fazioni estremiste islamiche.
Due opposte forze, due contrapposte fazioni, probabilmente due fattivi mondi a se stanti pur nell’era della comunicazione e della condivisione, si fronteggiano dunque nell’eterna lotta tra bene e male, o tra meno peggio e peggio (a seconda dei punti di vista); nel mezzo, una scia di sangue che si perde nei secoli, un delirante eccidio di popolazione civile e inerme, colpevole solo di trovarsi – in un dato periodo storico – nata o vivente nel posto sbagliato, al momento sbagliato.
Roberto Loporcaro
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