Descriverlo semplicemente con qualche aggettivo sarebbe estremamente riduttivo per un personaggio come Woody Allen. Molti di noi lo conoscono come attore e regista, oltre ad essere addirittura un commediografo, scrittore e compositore. Ma Allen non è solo questo. Il suo stile raffinato, insieme alle scelte delle tematiche affrontate nelle sue produzioni, hanno di certo contribuito notevolmente a renderlo uno dei più rispettati autori dell’epoca moderna, rispecchiando la sua innata passione per la letteratura, psicoanalisi e non per ultima la filosofia. Ed è proprio quest’ultima infatti, come la sua stessa concezione della vita o delle situazioni che questa stessa produce ad intrappolarti in un turbinio di riflessioni ed emozioni, tali da svuotarti completamente di qualsiasi precedente convinzione.
Recentemente, noi appassionati, abbiamo sognato ubriacandoci di una città e di un’epoca che non potrebbero mai stancare con l’ultima produzione “Midnight in Paris”, e ora, aspettiamo intrepidi l’uscita di “To Rome with Love”, dove a quanto pare, non sarà solo la presenza del grande Benigni a fare la differenza nel cast.
Ma tornando indietro nel tempo di qualche anno, come dimenticare la presentazione al Festival di Cannes di Match Point, produzione del 2005?
A quell’epoca fare scalpore non fu solo la presenza dei due attori protagonisti che solcarono il red carpet –Jonathan Rhys Meyers e Scarlett Johansson- , ma soprattutto la scelta di un tema alquanto atipico ed eclatante al tempo stesso. La scena si apre con un lungo e intenso monologo che verte sul principale ruolo che la “fortuna” svolge in ogni singolo istante della nostra vita. A piena dimostrazione infatti, viene fornito l’esempio pratico di una partita di tennis, dove, la stessa fortuna può determinare la caduta della pallina al di qua o al di là della rete, segnando la sconfitta o vittoria del giocatore.
Protagonista dell’intera vicenda è il giovane e affascinante Chris Wilton, talentuoso tennista di umile famiglia che rinuncia alla sua carriera sportiva poiché convinto, in cuor suo, che affrontando la vita, il destino possa riservagli qualcosa di speciale. Non avendo all’inizio troppe pretese, Chris inizia ad insegnare tennis in un esclusivo club Londinese, e senza poterlo immaginare, il casuale incontro con due fratelli esponenti dell’alta borghesia inglese ¬– il ricco Tom Hewett, e la sua timida quanto ingenua sorella Chloè – segneranno l’inizio della sua scalata sociale. Subito infatti Chloè si innamora di Chris, e i due iniziano una relazione già indirizzata al futuro matrimonio.
Essendo lei una donna con a disposizione potenti mezzi, quali denaro e potere, cerca una migliore sistemazione lavorativa per Chris (ancora umile insegnante di tennis) facendo ricorso al ricco padre e chiedendogli di inserirlo nella sua importante attività finanziaria. Tutto sembra seguire la giusta direzione, tale da conseguire il successo dell’ambizioso Chris, tuttavia questa situazione di apparente stabilità, si incrina nel momento stesso in cui conosce la sensuale aspirante attrice Nola Rice, fidanzata di Tom, e quindi sua futura cognata. Rimastone irrimediabilmente attratto, cerca in un primo momento di soffocare questa passione per Nola che lo divora, ma non riuscendo in definitiva a zittire il suo ardente desiderio, rincontrandola ormai libera dal legale con Tom, intraprende con lei una relazione adulterina basata sul puro amore passionale. La situazione benché eccitante e travolgente al tempo stesso, diviene sempre più pericolosa, indirizzandosi verso un punto di totale non ritorno. L’evento che ne preannuncia la fine, è infatti l’inaspettata gravidanza di Nola, la quale, ormai addolorata di essere sempre relegata al ruolo di “amante” minaccerà Chris di rivelare il loro segreto. Trovandosi dinanzi a questo problematico quanto straziante bivio, non potendo infatti confessare la verità alla moglie, perdere il suo gratificante lavoro e la stima di tutti, Chris compie l’unico atroce gesto capace di poter risolvere la situazione: uccidere Nola. Riuscirà ad eludere la stessa polizia inglese, la quale, non avendo sufficienti prove non potrà mai condannarlo, e di conseguenza Chris continuerà a vivere la sua privilegiata vita accompagnato solamente dai suoi incancellabili sensi di colpa.
A mio parere, questo film è uno dei più grandi capolavori cinematografici di un grande artista, quale Woody Allen. Per iniziare, un primo grande tributo dovrebbe essere concesso alla scelta della ricostruzione scenica (come molte altre delle sue pellicole) in una delle più stupefacenti città del mondo: Londra. La cinepresa si addentra nel cuore della vita londinese, e come se non bastasse, il tutto viene reso ancora più stimolante dalla scelta, quasi anacronistica, della colonna sonora che accompagna ogni singolo momento e che si ispira all’opera antica. Nonostante il regista scelga, di rimanere dietro le quinte in questa produzione, il suo immancabile sarcasmo nelle vicissitudini della vita, nonché la sua stessa filosofia come vera essenza di ogni cosa, traspaiono attraverso ciascuno dei diversi personaggi. Si pensi per esempio al momento in cui i quattro principali attori si ritrovano con il pretesto di una cena, ad intavolare, se pur per una manciata di secondi, un’aperta analisi su quanto la Fortuna non possa essere sostituita con nulla nella vita. Nemmeno se paragonata al duro lavoro. O su quanto ogni semplice circostanza o occasione, sia molto più condizionata dal puro Caso che da qualsiasi altra forma di intervento Divino, senza perciò alcuno scopo o disegno. Per cui, immaginandoci Allen come conduttore segreto dello stesso colloquio, si comprende come sia facile che si imbocchi la successiva via della Fede, come scelta per una soluzione più facile. E’ semplice qui cogliere la critica velata con sottile sarcasmo.
Durante l’intera visione, lo spettatore assiste ad un seguente crescendo dello stesso protagonista: da umile ragazzo, emerso dalla povertà attraverso l’unico modo a lui possibile, diviene un uomo pienamente consapevole non solo di sé stesso, ma anche del grande beneficio che la Sorte gli stava offrendo. Fin dal principio infatti, egli oscilla tra il desiderio di essere talentuoso, e la speranza che questa dote possa compensare la mancanza di Fortuna nella vita.
Ben presto però, si renderà conto di quanto le due cose non possano essere minimamente equiparate. Allen mette in tavola, una delle più sorprendenti e riflessive questioni del giorno d’oggi, nonché questa continua contrapposizione tra Fato e Uomo, Empirismo e Ragione, Fortuna e Virtù. Il tema principale della trama, verte appunto su questo principio. A ben pensarci, queste due potentissime forze motrici, dirigono e controllano il nostro quotidiano, determinandone il successo o il fallimento più totale. Onestamente, sebbene sia alquanto comprensibile quello strano senso di incredulità dinanzi ad un finale per così dire “non usuale”, insieme ad una lieve percezione di inquietudine che ti attanaglia lo stomaco, dubito che anche lo spettatore più critico e avverso possa in fin dei conti condannare Chris Wilton per il suo operato, senza nemmeno considerare l’altra faccia della medaglia. Anzi, potrei addirittura affermare che l’innovazione del film, risiede nella non banalità della stessa conclusione, quindi in un epilogo dove il “cattivo” non paga per i delitti commessi. La vita di Chris Wilton si ritrova a ridosso di un bivio: proseguire nella sua modesta e non soddisfacente carriera da allenatore al club di tennis, o concedersi (e non opporsi) alle prospettive “dorate” che si profilano dalla relazione con la ricca e ingenua Chloe. Lui sceglie la via più facile, quella capace di offrirgli maggiori soddisfazioni nell’immediato. Non stiamo parlando di uno spietato e cinico assassino, l’unica sua “sfortuna” è stata quella aver tradito la moglie per una innata e irrefrenabile passione senza controllo. E’ anche lui a sua volta, una vittima della Forza della Natura. Prova genuino affetto per la moglie, amore passionale per Nola. In definitiva quindi, la differenza tra Amore e Desiderio, forse non abbastanza forte per rinunciare a tutto ciò che si è conquistato. Tutto questo è profondamente racchiuso nella frase più emblematica dello stesso protagonista: “Bisogna imparare a nascondere lo sporco sotto il tappeto, altrimenti verrai travolto”.
Sin dagli albori della civiltà classica, alla Dea Bendata era attribuita lapeculiarità di entrare prepotentemente nella vita di un individuo, stravolgere la sua esistenza, condurla verso prospettive idilliache, per poi però improvvisamente volgere le spalle, e orientarsi verso altri lidi. E’ esattamente tutto quello che accade alla vita di Chris Wilton, il quale è vero, la farà franca come Carnefice, ma sarà per tutta la vita costretto a convivere con i suoi immancabili sensi di colpa.
Alessandra Lovecchio