Caro Sig. Sindaco,
dopo aver letto le sue dichiarazioni rese alla stampa, ho percepito tutta la sua fragilità umana e per questo quasi empaticamente ho provato il suo disagio e la sua sofferenza. Ho riscoperto, per certi versi, con piacere, un uomo “normale”, non più spavaldo, non più impetuoso, non più sceriffo, lontano dai fasti che l’hanno incoronato come uno dei personaggi politici di spicco a livello nazionale.
Non entro nel merito dei fatti, quello spetta ai giudici, né nell’ambito della morale, distinguendo ciò che è lecito da ciò che è giusto. Mi limito solo ad una considerazione: tanti baresi, non quelli potenti o benestanti, ma i tanti anonimi che popolano le strade della nostra città, come avranno vissuto i fatti di cui tanto si parla? Che idea si saranno fatti quei bisognosi di attenzione che lei, se non ricordo male, tempo addietro, definì “umanità sofferente”? Che testimonianza ha reso ai tanti giovani che ogni giorno vivono il dramma di non riuscire a far sbocciare la loro esistenza?
Le credo quando dice: “Mai ricevuto soldi, ho sbagliato ad accettare spigole e champagne. Ma se qualcuno pensa che qualche chilo di pesce manderà a casa tutto quello che abbiamo fatto in questi anni, si sbaglia.”. Credo alla sua buona fede e per questo mi piace ricordarle un testo di Francesco De Gregori: “Nino non aver paura di sbagliare un calcio di rigore, non è mica da questi particolari che si giudica un giocatore, un giocatore lo vedi dal coraggio, dall’altruismo e dalla fantasia”. Coraggio, altruismo e fantasia, virtù che in questi anni certo non le sono mancate ed ora che il calcio di rigore purtroppo l’ha sbagliato (come lei sostiene) speri nei tempi supplementari. Quei tempi che i baresi le vorranno concedere.
Lei dice: “«Provo un dolore grande, soprattutto per aver disonorato la città che non merita l’immagine di essere governata da un sindaco che si fa comprare con spigole e champagne». Lei non si è fatto comprare da una “valanga” di pesce, di questo ne sono assolutamente convinto. Però, a mio giudizio, un errore l’ha commesso e forse con lei lo staff che l’assiste da anni nel suo mandato di primo cittadino. Mi consenta di dirle che l’errore non è stato solo quello di non aver rispedito al mittente il dono natalizio, ma quello di averlo taciuto. Si immagina che bella testimonianza avrebbe dato se avesse reso pubblico questo dono, a suo tempo? E se avesse condiviso questa abbondanza di pesce consumandola con “l’umanità sofferente” a cui lei è stato sempre legato, offrendo per esempio un banchetto a coloro che vivono “ai crocicchi delle strade” (Mt 22,9-10)? Avrebbe avuto il merito di condividere una ricchezza con gli ultimi della città. Ci pensi, signor Sindaco. Le siamo vicini in questo momento terribile per lei e per Bari. C’è ancora tempo per segnare quel calcio di rigore. Non abbia paura. Ora è arrivato il momento per lo scatto d’orgoglio. Quell’orgoglio di cui i baresi hanno davvero bisogno.Tenga conto però che dopo la primavera (pugliese) arriva l’estate. E l’estate si sa, in Puglia, può essere meravigliosa quando il clima è giusto, ma può trasformarsi nella peggiore delle stagioni se si presenta arida, torrida e asfissiante. Auguri di vero cuore.
Antonio Curci