Il melanoma è un tumore maligno che origina dai melanociti della cute e delle mucose e molto più raramente, dai melanociti posti in sedi extracutanee (occhio, meningi, orecchio interno, etc…). Il melanoma si sviluppa in tempi successivi attraverso vari stadi di progressione in cui presenta aspetti clinici ed istologici diversi.
Ci sono forme che iniziano con una diffusione ‘piana’ sulla superficie cutanea, che rappresenta la fase di crescita orizzontale (melanoma piano) e dopo un periodo di tempo variabile, questi tumori possono sviluppare componenti nodulari che invadono i piani dei tessuti sottostanti. C’è invece il melanoma nodulare che fin dal primo momento si presenta come un nodulo che tende ad infiltrarsi in profondità.
Rarissimo prima della pubertà, il melanoma colpisce prevalentemente soggetti di età compresa tra i 30 ed i 60 anni. Nell’ultimo decennio il melanoma cutaneo ha raggiunto i 100.000 nuovi casi l’anno: un aumento di circa il 15% rispetto al decennio precedente. Il melanoma cutaneo è, in particolare, decine di volte più frequente nei soggetti di ceppo europeo (caucasici) rispetto alle altre etnie.
A livello delle diverse sedi anatomiche, il maggior aumento dell’incidenza è stato per i melanomi del tronco e minimo per quelli della testa e del collo, per quelli delle gambe gli incrementi sono stati più marcati nel sesso femminile.
Gli incrementi, pur più modesti, nei tassi di mortalità testimoniano che il melanoma cutaneo è effettivamente aumentato nelle popolazioni europee, o di origine europea, e che le recentissime flessioni della mortalità, soprattutto nei giovani, sono ascrivibili ai primi risultati favorevoli della diagnosi precoce.
Infatti negli ultimi 20 anni, mentre le modalità di trattamento non sono molto cambiate, è aumentato notevolmente il numero dei melanomi asportati in fase precoce. Questo aspetto risulta particolarmente evidente in quelle aree geografiche in cui sono state condotte delle campagne di prevenzione.
Se il melanoma è ancora rimasto confinato agli strati cutanei superficiali, la prognosi è generalmente buona, con guarigione del paziente dopo asportazione chirurgica.
Viceversa, se il melanoma ha raggiunto gli strati più profondi perché ha avuto molto tempo di accrescersi prima della sua identificazione ed asportazione, i rischi di vita per il paziente sono molto elevati. Individuare il melanoma quanto più precocemente possibile rappresenta quindi la principale arma per tentare di ridurne la mortalità.
La prevenzione contro il melanoma maligno è basata sull’educazione della popolazione a promuovere la diagnosi precoce.
Il medico di famiglia deve svolgere il ruolo di primo filtro e in presenza di dubbio diagnostico, deve indirizzare i casi verso i presidi ambulatoriali di Dermatologia e Chirurgia Plastica “dedicati” alla diagnosi precoce del melanoma. Una corretta valutazione clinica deve seguire la regola dell’ABCDE basata sulla morfologia della lesione (A=Asimmetria; B= Bordi irregolari, C= Colore disomogeneo, D=Dimensioni > 6mm, E= Evoluzione nel tempo), scarsamente sensibile nel caso di melanomi in fase iniziale.
L’esame dermoscopico permette di migliorare la capacità di diagnosi differenziale tra neoformazione pigmentata di natura melanocitaria e non melanocitaria e, nell’ambito delle neoformazioni melanocitarie, fra lesioni benigne e maligne. Questo esame non è invasivo e perciò non determina alcun fastidio al paziente e permette di osservare fino alla giunzione dermo-epidermica le strutture interne delle lesioni pigmentate, non visibili ad occhio nudo.
Nel caso di lesione clinicamente e/o dermoscopicamente sospetta deve essere effettuata escissione chirurgica ed esame istologico.
In caso di melanoma accertato istologicamente si dovrà intervenire chirurgicamente con l’ampliamento dell’area interessata dal melanoma e con la ricerca del linfonodo sentinella. Successivamente sarà molto importante la collaborazione con l’oncologo e il medico nucleare.
Dott. Paolo Di Lernia