Nell’ambito di un’operazione coordinata dalla Procura distrettuale di Potenza, la Guardia di Finanza ha eseguito oggi quindici decreti di fermo di indiziato di delitto nei confronti di cittadini italiani e albanesi. Eroina, cocaina, hashish e marijuana dall’Albania alla Basilicata, dove, nella cittadina di Scanzano Jonico, il presunto sodalizio criminale avrebbe avuto la sua ‘base’.
Secondo quanto ricostruito nel corso dell’operazione, denominata ‘Auriga’, l’organizzazione, con base nel territorio lucano, avrebbe operato dall’Albania tramite un complesso sistema di chat criptate. Il sodalizio, avvalendosi di una fitta rete di collaboratori, organici al sodalizio, avrebbe gestito “le importazioni di sostanze stupefacenti, la successiva distribuzione sul territorio, spesso anche verso altre autonome organizzazioni, canalizzando e reimpiegando i proventi illeciti nell’acquisto di beni immobili e attività commerciali” in Albania. Il gruppo avrebbe avuto ramificazioni anche in Puglia: cinque dei provvedimenti (due a carico di cittadini albanesi, tre a carico di cittadini italiani) sono stati eseguiti ad Altamura.
La base operativa in Italia della presunta organizzazione criminale era costituita da un’azienda agricola, situata a Scanzano Jonico e intestata a un cittadino albanese, considerato tra i più stretti collaboratori di un 33enne, connazionale, ritenuto al vertice del sodalizio. L’azienda con le connesse attività agricole, secondo gli investigatori, “ha rappresentato un efficace schermo per le illecite attività del sodalizio, favorendo, peraltro, la presenza sul territorio degli affiliati, alcuni dei quali, addirittura, assunti nella medesima impresa”.
Fondamentali, per gli investigatori, sono risultati i riscontri pervenuti dalla decriptazione delle informazioni che i sodali si scambiavano attraverso una nota piattaforma di messaggistica istantanea, “fino a poco tempo fa considerata un’applicazione di messaggistica sicura e blindata e, per questo, particolarmente apprezzata dai narcotrafficanti”.