Il patto era di riuscire ad entrare clandestinamente in Italia, nascosto per ore nel vano motore di un auto, sotto pagamento di seimila euro in contanti. E, complice la disperazione, il ragazzo afghano di diciotto anni ha accettato i termini dello scambio. La monovolume Nissan, sbarcata dalla motonave “Superfast1” appena attraccata al porto di Bari e proveniente dai porti di Patrasso e Igoumenitsa, è stata fermata dagli agenti della polizia di frontiera. Il ventiquattrenne bulgaro però è stato tradito dal nervosismo sospetto durante i controlli della polizia che, sollevando il cofano della vettura, ha scoperto il giovano afghano in stato di semi-incoscienza, rannicchiato in uno spazio minuscolo del vano motore.
Solo un cuscino ed una coperta lo separavano dalle parti meccaniche incandescenti del motore. Il ragazzo è stato subito soccorso e rifocillato e, una volta rinvenuto, ha raccontato di trovarsi nel cofano della Nissan da più di venti ore, di aver versato seimila euro in contanti ad un’organizzazione criminale che gli aveva promesso di aiutarlo ad entrare in Italia clandestinamente. I due cittadini bulgari a bordo del mezzo, un uomo e una donna di 39 anni, sono stati immediatamente arrestati con l’accusa di favoreggiamento dell’immigrazione.
Sono subito scattate le indagini per identificare e schedare i due e, dopo vari accertamenti, si è scoperto che è il marito della donna è stato arrestato il mese scorso nel porto di Brindisi proprio con l’accusa di trasporto illegale di immigrati clandestini. Si è ipotizzato, dunque, che marito e moglie facciano parte della stessa organizzazione.
In questo periodo sono sempre più numerosi gli immigrati spinti ad entrare in Italia, alla ricerca di condizioni di vita migliori. Essi provengono da paesi in cui imperversa la guerra, in cui i diritti umani non sono rispettati o su cui incombe la crisi economica.
Coloro che tentano di entrare illegalmente in altri paesi (europei e non), spinti dalla fame e dalla disperazione, molto spesso mettono a repentaglio la propria incolumità, accettano di viaggiare in condizioni disumare e il più delle volte vengono depredati degli interi (e quasi sempre, gli ultimi) risparmi da parte di organizzazioni criminali che sfruttano la loro terribile situazione per trarre enormi profitti. Solo poche settimane fa, nel porto di Bari, un altro ragazzo afghano era stato scoperto rannicchiato in un angusto spazio ricavato nel cruscotto di un auto sbarcata da un traghetto.
Chiara De Gennaro