La giunta Vendola ha annunciato la costruzione di cinque nuovi ospedali: nel territorio Bat, nel nord barese, lungo a direttrice Bari-Brindisi, a Taranto e nel Salento.
Ma la provincia di Foggia?
Il progetto non ha sfiorato i comuni di Capitanata. Qui si usa soltanto la scure. Pur ammettendo che il progetto sia quello di creare 12 maxi ospedali, “ridimensionando” (termine dolce e decisamente fuorviante) i piccoli ospedali, i finanziamenti promessi riguardano solo le altre province. Gli ospedali Riuniti di Foggia è già strapieno, e non si capisce perché i cittadini del foggiano debbano essere fatti più fessi dei loro corregionali.
Eclatante è il caso dell’ ospedale Lastaria. Non soltanto l’ ospedale ha un bacino d’ utenza molto vasto (circa 60mila pazienti) , ragione per cui non può affatto essere definito “piccolo”, ma ha anche i numeri migliori per restare in piedi. Dati che emergono dal Programma Nazionale Esiti del Ministero della Salute. A maggio anche le telecamere di Striscia la Notizia arrivarono a segnalare la situazione. Presidio permanente, manifestazioni e scioperi della fame. Sacrifici motivati non soltanto da amor di patria. Chi, come Fabrizio Tatarella, segretario provinciale di Futuro e Libertà, si è schierato contro la chiusura del Lastaria, spiega che non si tratta solo di un capriccio:
“Il nosocomio di Lucera non è solo e non è tanto al servizio della popolazione del centro svevo, ma è il centro gravitazionale di una vasta area montana con situazioni di viabilità altamente problematiche e del tutto priva di alternative”. Aggiunge Tatarella : ”La vasta area della Capitanata è da tempo distinta in tre macroaree, ossia il Gargano, il Tavoliere e i Monti Dauni. È ragionevole immaginare un sistema ospedaliero che preveda tre ospedali pubblici in una di queste tre macroaree e nessuno nelle altre due? I Monti Dauni, fra l’altro, non possono contare nemmeno su una grande struttura privata come quella di Casa Sollievo della Sofferenza (San Giovanni Rotondo, ndr)”
Non ragionevole, ma esattamente quello che accade: il comune svevo, che non ha nessun rappresentante in giunta e in consiglio regionale, è stato puntato come unico capro espiatorio; mentre i consiglieri di Manfredonia, San Severo, Cerignola, qualche risultato riescono ad ottenerlo.
Il presidente Vendola questo lo sa ma ha preferito liquidare il caso, rifiutando il confronto con il primo cittadino lucerino. Perchè un genio della comunicazione come il nostro governatore, si rifiuta anche solo di dialogare? Lui che incarta tutti con il suo bel bagaglio filosofico. I sofismi funzionano , ma quando sono i numeri a parlare, meglio cambiare discorso.
Meglio inventare atri numeri…quei 522milioni di Euro che, probabilmente non si troveranno mai, ma intanto fa audience. Qui si parla di risparmio e investimento. Che ne sarà delle strutture nuove, dei letti appena acquistati, dei reparti appena ristrutturati? E chi garantirà l‘ efficienza di questi centri commerciali sanitari? Se è vero che la quantità non fa la qualità, neanche le dimensioni sono sinonimo di garanzia. Come se non esistessero numerosi casi di malasanità anche nelle grandi strutture. Anzi, probabilmente sarà ancora più difficile controllare cosa accade in questi ospedali-città. Il caso de San Raffaele potrebbe darci un’ idea. Se si bada al’ esigenza dei pazienti, considerando che la maggior parte di essi è costituita da anziani, si può immaginare quanto sia comodo per un ottantenne essere ricoverato a 50-70 Km da casa. Il discriminato paziente della provincia di Foggia, poi, potrà direttamente far affittare casa ai suoi cari.
Nonostante pomposi spot elettorali, la voragine sanitaria in Puglia sembra destinata a restare ancora aperta, se non ad ingigantirsi sempre di più.
Claudia Morelli
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