Ogni tanto ritornano alla mente vecchi ricordi che pur nella loro negatività, hanno fatto in ogni modo parte di un mondo che non c’è più. Ricordo la famosa “morale” che quasi giustificava la vita del famoso bandito giuliano che in teoria rubava ai ricchi per donare ai poveri, ma in realtà solo pochissimo finiva per aiutare chi moriva di fame ed il resto rimpinguava le casse della mafia di allora. Ma almeno aiutava la gente. La storia del dopo guerra di questo nostro bellissimo Paese, è stata costellata di grandi miti politici ai vertici dei rispettivi movimenti e partiti che si è conclusa nella maniera indecente con la morte inesorabile delle ideologie e lo smantellamento dei luoghi dove queste ideologie venivano in qualche modo a materializzarsi con l’impegno per la cosa pubblica, la passione, la passione politica, il rispetto di una gerarchia di grandi figure storiche nazionali e locali che dignitosamente la rappresentavano. Con la morte dei giganti della ideologia partitica come Enrico Berlinguer,Almirante, Aldo Moro, Fanfani, De Gasperi, divisi da un abisso di culto della politica, ma sotto l’aspetto umano reciprocamente rispettosi della comune onestà intellettuale. La morte ancora senza verità. di Aldo Moro, segnò inesorabilmente la fine della vera politica sostituita dalla chiusura delle sedi dei partiti e delle sezioni che specie nei paesi erano state i punti di riferimenti per più generazioni di appassionati. La politica comincio a deteriorarsi ed a trasformarsi in mercimonio avente l’obiettivo primario della lotta per il potere senza esclusione di colpi.La morale di cui parlavo in parole povere si traduceva in questa strana ma pratica realtà: forse si rubava anche prima, ma le cose funzionavano, le famiglie riuscivano a sbarcare il lunario, e le cose andavano decisamente meglio; oggi si ruba ugualmente e peggio, e al danno si aggiunge la beffa di essere amministrati da una classe politica che non ti consente di vivere, che ti stritola di tasse, spregiudicata e impunita, quasi tollerata da una magistratura ridotta all’impotenza. Gianfranco Fini, Rutelli,Bossi, Casini ed altri dello stesso livello, sono caduti nel dimenticatoio, puniti soprattutto dalla malattia del pavone, della presunzione e dell’arroganza. Cosa rimane di loro? Nulla o quasi mentre gli italiani ricordano i miti di un tempo, ultimo dei quali Giulio Andreotti era ed è nella storia d’Italia.
Lucio Marengo